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È provato che già durante la gestazione il feto sia in grado, attraverso il liquido amniotico, di cogliere fragranze che possono condurre a preferenze o ad avversioni alimentari

Nel film “Michael”, John Travolta era un angelo che profumava di biscotti appena sfornati e le donne, annusandolo, se ne sentivano irresistibilmente ammaliate. E che dire del tanto decantato dopobarba “sciupafemmine” per “l’uomo che non deve chiedere mai”?

Dai romanzi, alla poesia; dalla pubblicità ai film l’effetto dell’odore individuale a livello interpersonale è da sempre esaltato e a ragione: un profumo ci fa perdere la testa, ci fa sognare, ci turba i sensi; ci rasserena e ci ammansisce. 
Nonostante quest’effetto, l’olfatto è un senso che la nostra specie sta perdendo.


Dominique Giorgi del Centro ricerche biochimiche di Montpellier, nell’ambito dello studio del genoma umano, ha scoperto che il 72% dei geni cui si deve la percezione dell’olfatto è “spento”. L’1% della popolazione poi non avverte alcun odore e il 50% degli individui non distingue il tipico “profumo di uomo”, il muschiato androstenolo.


Da poco tempo la scienza è stata in grado di dare una risposta ai perché degli effetti di odori e profumi odore. 
L’olfatto e il gusto si sviluppano molto precocemente nel feto; non è improbabile che quindi, attraverso il liquido amniotico, si faccia conoscenza delle fragranze recepite dalla madre e già allora nascano delle preferenze o delle avversioni alimentari e olfattive in base alle reazioni che gli odori producono su di lei.

Esperimenti su animali, con l’introduzione di particolari essenze nella placenta o aromatizzando il cibo della femmina gravida con determinate spezie, hanno dimostrato che i cuccioli, alla nascita, mostrano una spiccata predilezione per queste sostanze. 


Il neonato distingue l’odore della propria madre da quello delle altre donne già intorno al sesto giorno di vita; per altro, è in grado di riconoscere la “fragranza” del seno anche se non è mai stato allattato. 
Attorno ai cinque, sei anni, fase in cui Freud ha postulato che il bambino sviluppi una forte attrazione per il genitore di sesso opposto e antagonismo per quello dello stesso sesso, degli studi hanno messo in evidenza che il “pargolo” trova stimolante l’odore della madre (o del padre, se si tratta di una femmina) e repellente quello del padre.


Rachel Herz dell’Università della Pennsylvania ha dimostrato sperimentalmente quella che è un’esperienza comune, cioè che un odore “impregna” un’esperienza, rendendone più forte il ricordo. Questo fenomeno, spiega la studiosa, è da attribuire al fatto che la regione del cervello preposta all’elaborazione olfattiva è direttamente connessa con amigdala e ippocampo, le sedi dei ricordi, specie quelli ad alto tenore emotivo. 
L’odore è come un’impronta digitale: unico e inimitabile.

I partner sono in grado di riconoscersi annusando semplicemente l’odore delle magliette indossate. 
Non serve essere scienziati per scoprire che l’odore o il profumo dell’altro può rivelarsi potente afrodisiaco. 


E’ poi esperienza comune che un profumo di per sé indifferente possa diventare estremamente attraente se sentito su una persona di cui siamo innamorati; così come è tutt’altro che infrequente percepire all’improvviso il suo odore nei momenti più disparati e in totale assenza della sua persona o di capi d’abbigliamento o altro che siano stati a contatto con essa. 


Un’altra indagine condotta nell’università di Chicago ha dato prova che delle donne cui è stata fatta annusare una fiala contenente gocce di secrezione ascellare dei propri compagni, sottoposte ad un tedioso esperimento, mantengono un umore positivo molto più a lungo di altre che hanno annusato un’ampolla contenente solo un liquido neutro. 
Konig e Schultze-Westrum, con un’arguta sperimentazione, hanno potuto verificare che l’odore personale esercita un’influenza non trascurabile nei giudizi di simpatia e antipatia verso degli sconosciuti. Le donne sono più sensibili all’odore del maschio, benché quest’ultimo adotti l’odore personale come criterio nella scelta del parner in misura notevolmente superiore di quanto non faccia il gentil sesso. 


Per quanto riguarda l’odore personale, le donne di solito valutano il proprio odore come gradevole, mentre l’uomo lo trova indifferente se non addirittura da far “storcere il naso”. Entrambi i sessi sono però concordi nel giudicare più piacevole la “profumazione” femminile. 
L’odore può provocare degli effetti inconsci.

In particolare le molecole odorose, denominate feromoni, che negli animali regolano corteggiamento e riproduzione, inducono dei fenomeni quantomeno insoliti. 
In un test, due ricercatrici dell’Università di Chicago hanno fatto annusare a dei soggetti femminili delle secrezioni di altre donne: bene, a seconda del fatto che fossero “prelevate” prima o dopo l’ovulazione, il ciclo mestruale delle inconsapevoli “sommelier” accelerava o rallentava. 
Un’altra osservazione interessante è quella condotta in ambienti, come gli appartamenti dei college, dove le donne si trovano a coabitare assieme a lungo: il loro ciclo mestruale tende a sincronizzarsi. 
Un effetto anch’esso attribuibile alla percezione dei feromoni è la constatazione che quando una donna convive con un uomo, i suoi cicli generalmente si accorciano per estendere il periodo di fertilità.

Per approfondire l’argomento:

Marco Pacori:
I Segreti del
Linguaggio del Corpo

ed. Sperling&Kupfer,
ottobre 2010
Marco Pacori:
Il Linguaggio del
Corpo in Amore

ed.Sperling&Kupfer,
ottobre 2011
Marco Pacori:
Il linguaggio segreto
della Menzogna

ed.Sperling&Kupfer,
ottobre 2012

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