Alcuni di noi hanno un modo tipico di fare quando sono nervosi o preoccupati; portano il labbro inferiore all’interno, giocherellano o pizzicano le sopracciglia, fanno ripetutamente le “orecchie” ad una pagina e così via.
Chi ci vive a fianco, come il partner o i genitori, impara presto a riconoscere questi segni di emotività e quindi ad accorgersi immediatamente se abbiamo qualcosa che ci tormenta.
Si potrebbe pensare che i familiari o i conviventi, proprio in funzione della lunga frequentazione, possano capire i propri compagni, figli o genitori meglio di chiunque altro; ma la ricerca scientifica dimostra che non sempre le cose stanno così.
Intuire cosa passa dentro l’altro è un bene per la coppia; partner ben affiatati e felici in genere sono in grado di afferrare i sentimenti negativi del partner nei momenti di conflitto e a superare la crisi; il contrario accade a coppie infelici: tendono a fraintendere i messaggi dell’altro. In modo analogo, i compagni di stanza o di appartamento che sono più sensibili alla comunicazione non verbale, hanno interazioni migliori rispetto a chi è più “ottuso” al riguardo.
Nonostante questi vantaggi, come detto, amici intimi o partner dimostrano di non possedere una capacità di leggere il linguaggio del corpo dell’amico o del compagno superiore a quella che può avere qualsiasi sconosciuto.
Uno dei motivi di questa “miopia” è legato agli stereotipi e ai pregiudizi sul partner o sull’amico: il nostro giudizio su queste persone “speciali” è teso a esaltare i lati positivi e a minimizzare quelli negativi; si pensa, ad esempio, che siano meritevoli di fiducia o che siano fondamentalmente buone e oneste; oltre che nel partner tendiamo anche a credere nel rapporto e nel suo futuro.
Una ricerca ¹ degli psicologi americani Eric Anderson, MatthewAnsfield e Bella DePaulo ha messo in evidenza, ad esempio, che chi vive un legame tende a ritenere molto più veritiere le parole del partner a confronto di quelle di un estraneo.
In effetti, pensarla in questo modo sembra paghi: le coppie che hanno questo tipo di atteggiamenti si rivelano alla lunga più stabili e appagate.
Se da un lato questa “visione” rende la coppia più solida; dall’altro, però, crea una sorta di paraocchi che impedisce di prendere coscienza di eventuali segni di infedeltà o di menzogna; accorgersi di indizi di tradimento o di segni di disinteresse vorrebbe dire cominciare a mettere in discussione l’unione; così, c’è chi preferisce mettersi le “fette di prosciutto” sugli occhi.
In particolare, questo atteggiamento sembra più comune nelle donne che nel sesso forte.
E’ anche vero che, con il passare del tempo, si tende a guardare sempre di meno e si danno sempre più cose per scontate: si suppone così che il partner abbia un certo atteggiamento, reagisca in un dato modo e così via.
A indagare a fondo su questa “distrazione” delle persone intime ci hanno pensato Weylin Sternglanz dell’Università del Texas e lo stesso de Paulo, professore all’Università della California ² .
I due psicologi hanno raccolto un gruppo di 48 coppie di amici che si conoscessero da almeno tre mesi.
I partecipanti venivano convocati assieme e quasi immediatamente divisi: il primo andava a compilare dei questionari sulla relazione con l’altro; mentre il secondo (filmato da una videocamera) restava con lo sperimentatore che gli chiedeva di parlare di un’esperienza in cui qualcuno lo avesse reso molto felice, molto triste o lo avesse fatto arrabbiare parecchio.
Il volontario veniva invitato a raccontare le vicende due volte: nella prima, gli veniva chiesto di esprimere apertamente gli stati d’animo vissuti; nel “replay”, di nasconderli.
Dopo aver parlato di sé, la persona veniva mandare a riempire gli stessi questionari segnati dall’altro.
Il primo, nel frattempo, veniva richiamato a guardare la ripresa (senza sonoro) fatta all’amico e quella di uno sconosciuto. Al termine della visione, era invitato a giudicare quali emozioni avessero espresso sia l’amico sia l’estraneo.
Al momento di tirare le somme, gli studiosi hanno accertato che nel valutare le emozioni, gli amici erano accurati e precisi quando assistevano al video in cui l’amico dava libero sfogo alle proprie emozioni; mentre, si rivelavano approssimativi e generici quando dovevano giudicare cosa provava lo sconosciuto.
Inoltre, nei filmati in cui l’amico riferiva di un episodio felice, sia che lo manifestasse in modo esplicito, sia che cercasse di non dare a vedere la propria gioia, veniva prontamente “beccato” dal compagno di avventure.
Quando si trattata di valutare il video in cui l’amico celava delle emozioni negative, questo fiuto spariva e la capacità di giudizio non era in nulla diversa da quella degli estranei.
Dal confronto tra i questionari sull’amicizia e i giudizi dati sui video degli amici è emerso un dato curioso: quanto più saldo era il rapporto, tanto peggiore era il riconoscimento delle emozioni nascoste degli amici.
Secondo gli autori, la carenza di acume esibita dagli amici dell’esperimento è dovuta al fatto che nei confronti di chi sentiamo vicino proviamo un senso di responsabilità riguardo i suoi sentimenti: in altre parole, non possiamo mostrarci o restare indifferenti se sta male.
Così, se non siamo in condizione di dargli conforto o se temiamo che il suo disappunto o malumore sia diretto a noi, talvolta preferiamo ignorare i suoi segnali; evitiamo in questo modo di dover entrare in conflitto o di creare dei dissapori manifesti nel rapporto.
Ricerche citate:
¹D. Eric Anderson, Bella M. DePaulo, and Matthew E. Ansfield: The Development of Deception Detection Skill: A Longitudinal Study of Same-Sex Friends, Pers Soc Psychol Bull 2002 28; pp.536-545
² R. Weylin Sternglanz, Bella M. DePaulo: Reading nonverbal cues to emotions: the advantages and liabilities of relationship closeness; J of Nonverbal Behavior, 2004, 28, n. 4 pp. 245-266
Per approfondire l’argomento:
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Marco Pacori: I Segreti del Linguaggio del Corpo ed. Sperling&Kupfer, ottobre 2010 |
Marco Pacori: Il Linguaggio del Corpo in Amore ed.Sperling&Kupfer, ottobre 2011 |
Marco Pacori: Il linguaggio segreto della Menzogna ed.Sperling&Kupfer, ottobre 2012 |
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