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Un segnale di fastidio

Per prima cosa, attenzione ai piedi.

Se sono sotto la sedia e si muovono senza posa, vuol dire che non siete a vostro agio. Una situazione tutto sommato normale, in un colloquio di lavoro. Ma se le caviglie sono incrociate, può esserci qualcosa in più.

Anche le braccia forniscono informazioni preziose: tenerle conserte significa essere chiusi in se stessi. Guai, poi, a toccarsi continuamente il naso o a guardare ripetutamente verso destra: rischiereste di passare per bugiardi.

Insomma, davanti ai selezionatori nulla deve essere lasciato al caso. Perché ormai le tecniche di comunicazione non verbale (cioè quelle che studiano gli atteggiamenti involontari) giocano un ruolo sempre più importante quando si tratta di scegliere il candidato giusto.

I giovani laureati in cerca di assunzione, insomma, spesso e volentieri sono valutati non solo per quello che dicono, ma anche per come si muovono. «Si tratta di considerazioni che forniscono informazioni supplementari, a latere di consolidati strumenti di selezione – spiega Tiziana Siviero, senior consultant di Andros, società di ricerca e selezione delle risorse umane -. Per esempio, una postura contratta rivela una personalità poco proiettata verso gli altri e una sorta di stato di difesa».
E se mettersi sulle difensive durante un colloquio è normale, non bisogna però esagerare: «Tenere braccia o gambe incrociate indica un atteggiamento di chiusura nei confronti del nuovo».

Le cose, però, non sono così semplici come sembrano, avverte Marco Pacori, psicologo esperto di comunicazione non verbale: «Per essere interpretato correttamente, ogni atteggiamento deve essere calato nella situazione che l’ ha originato. Altrimenti si rischia di arrivare a conclusioni sbagliate».

Dello stesso parere è Diego Malerba, director della società di selezione Cegos Search. Che mette in guardia dal rischio di sopravvalutare i messaggi che arrivano dal corpo. «Si tratta di un aiuto molto importante, ma a cui dev’ essere dato il giusto peso – commenta -. Purtroppo ci sono selezionatori che, invece di ascoltare ciò che dice il candidato, osservano solo quello che fa». Anche se poi, ammette Malerba, esistono alcuni comportamenti inequivocabili che rivelano ciò che magari non si vorrebbe dire: «Per esempio, spesso i candidati sostengono il colloquio senza togliersi il cappotto. Così facendo, denotano insicurezza».

Ma quando un neolaureato ha le maggiori probabilità di incappare in questa sorta di giudizio occulto?
In Italia ci sono realtà aziendali molto piccole, dove magari è lo stesso amministratore a decidere le assunzioni, fidandosi del proprio intuito.

Ma esistono anche società grandi e strutturate, che si affidano a consulenti, magari creando ad arte condizioni sfavorevoli. Una pratica che, secondo Pacori, è tutt’ altro che infrequente: «Alcuni selezionatori vengono addirittura preparati in modo che abbiano questo tipo di atteggiamento, ma personalmente non la ritengo una tecnica efficace». Su una cosa, però, sembrano tutti d’ accordo. Ai giovani neolaureati si può dare un solo consiglio: essere naturali. Perché quando è il corpo a parlare, fingere è quasi impossibile.

Bisogna stare attenti a non sopravvalutare i messaggi che arrivano dal corpo: sono un segnale, ma i selezionatori che si basano solo sul «non verbale» e non ascoltano, commettono un grave errore. D’ altro canto ci sono segnali inequivocabili di insicurezza, per esempio quando si affronta il colloquio senza togliersi il cappotto.

Francesco Orsenigo (Corriere della Sera, 2 dicembre 2005, pag. 44)

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