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Il modo di sedere influenza la relazione

La prossima volta che partecipate a una riunione, vi sedete a tavola con il partner o incontrate qualcuno che vuole vendervi qualcosa, fate bene attenzione a dove vi accomodate.
Osservando come le persone si dispongono intorno a un tavolo, infatti, si possono capire molte cose.
Per esempio, chi si mette perfettamente di fronte all’altro si pone tendenzialmente in antitesi, in una posizione che può essere nello stesso tempo di competizione e di difesa. Mentre sedere dalla stessa parte del tavolo indica familiarità.

Sfida all’0k Corral

Non per niente, la prima situazione è quella che si verifica per esempio, durante una partita a scacchi, quando e necessario vedere bene in faccia l’avversario e studiare le sue mosse (come un duello nel Far West). Oppure nel corso di un esame universitario, o
in un colloquio di lavoro  quando la differenza sulla scala gerarchica fra i due “antagonisti” è molto pronunciata.

Due persone sedute una di fianco all’altra, invece, hanno lo stesso punto di vista, instaurano un rapporto del tutto paritario e sono pronte a collaborare. Per esempio per risolvere insieme un cruciverba, o venire a capo di qual che calcolo complicato.
Ma c’è anche una terza possibilità: la posizione d’angolo, che permette di vedere bene in faccia l’interlocutore, e quindi di studiarne le mosse e le espressioni, senza rischiare di apparire competitivi o aggressivi: la disposizione a “L” è  la migliore per 1 colloqui di lavoro» conferma Diego Ma erba, psicologo e director di Cegos Search, società
specializzata nella selezione del personale. «Quando l’esaminatore è seduto vicino al candidato si crea un’atmosfera più distesa, che facilità le cose». […]

Destra convince, sinistra emoziona

Sedersi alla destra di qualcuno, destreggiarsi: anche dai modi di dire si può capire che, per noi, la parte destra è molto importante.
Una conferma arriva da alcuni ricercatori della University of Oregon: hanno dimostrato che dal campo visivo destro si memorizza una quantità di informazioni 3 volte maggiore che dal sinistro. Per comunicare efficacemente, quindi, è meglio stare a destra di chi ci ascolta. Spesso, però, gli attori o altri professionisti della comunicazione scelgono di apparire dalla parte opposta, quando vogliono coinvolgere emotivamente gli spettatori.
«Questo succede perché il nostro cervello è diviso in due emisferi con compiti diversi» spiega Marco Pacori, psicologo esperto di comunicazione non verbale.
«L’emisfero che coordina il lato sinistro del corpo sovrintende alle emozioni. Mentre a quello che coordina il destro è affidata la parte razionale».
Effetto imbuto.
Teorie azzardate? Secondo alcuni sì. Quello che invece sembra certo è che in una platea di ascoltatori il maggior grado di partecipazione si ha da chi è seduto in prima fila. L’attenzione va poi scemando non solo andando verso il fondo della sala, ma anche procedendo verso i lati, con un curioso effetto a imbuto.
E stato dimostrato che, invertendo le posizioni, non solo chi si spostava dal fondo in avanti e dai lati al centro aumentava la partecipazione, ma anche che i più desiderosi di apprendere, spostati più indietro, si distraevano più facilmente.

I piedi, lo specchio dell’anima

Se state per recarvi a un colloquio di lavoro o a un appuntamento importante, attenti a dove mettete i piedi: rischiate di rivelare agli altri molto più di quanto vorreste far  sapere. Anche quando ci sembra di dominare ogni piu piccola emozione, infatti, Ie nostre estremità sono pronte a tradirci. Così, possiamo dimostrarci a nostro agio a una cena particolarmente noiosa e riuscire anche molto convincenti, ma se i piedi sono rivolti verso l’uscita, questo basta a rivelare le nostre intenzioni. Allo stesso modo, incrociare le caviglie denota un atteggiamento di poca disponibilità, anche se col viso ci sforziamo di dire il contrario.
In avanti. Quando ci rivolgiamo a una persona che ci interessa, invece, spostiamo istintivamente un piede in avanti, per accorciare le distanze. «il fatto è che abbiamo un buon controllo della mimica facciale» spiega Marco Pacori. «Ma non succede così per tutto il corpo: a mano a mano che ci si allontana dalla testa, questa padronanza diminuisce.
Le gambe e i piedi sono un veicolo di espressione delle emozioni quasi impossibile da controllare».

Bisogna però saper collocare ogni comportamento nel giusto contesto e capire che cosa l’ha generato, per non arrivare a conclusioni sbagliate. Rischiando magari di scambiare un mal di schiena per un’espressione di rifiuto o di insicurezza.

Per continuare a leggere l’articolo clicca qua)

Francesco Orsenigo, “Messaggi in tavola” (Focus, intervista a Marco Pacori)

Per approfondire l’argomento:

Marco Pacori: I Segreti del Linguaggio del Corpo
ed. Sperling&Kupfer,
ottobre 2010
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