E’ stato poi messo in luce che più uno sperimenta sensazioni di incertezza, stress o sente di aver poco controllo sulla propria vita o sul proprio successo personale professionale più é incline ad indulgere in rituali scaramantici.
E’ curioso notare che gli stessi aspetti in genere “vanno a braccetto” con occasioni in cui é importante ottenere prestazioni di livello: non sorprende, così, che la superstizione la faccia da padrone in due specifiche categorie: gli atleti e gli studenti.
La superstizione, in ogni caso, non risparmia nessuno: non ne sono esenti noti personaggi pubblici, ma nemmeno gli animali! Frederic Skinner, uno dei principali studiosi della corrente psicologica del comportamentismo. ha scoperto che anche i volatili possono “credere” in delle relazioni causali fittizie: questo studioso ha dato per un po’ del cibo a dei piccioni a intervalli regolari; poi ha cominciato a procuraglielo in modo casuale; ha così scoperto che anche questi uccelli possono adottare comportamenti scaramantici: ad esempio, un piccione che aveva ricevuto da mangiare quando girava la testa, continuava a farlo; un’altro che aveva “pasteggiato” mentre zampettava per la gabbia non faceva altro “illudendosi” che agendo in questo modo gli sarebbe arrivato il becchime!
Se un uccello può diventare scaramantico immaginarsi un essere umano…specie se in qualche modo baciato dalla fortuna e quindi in debito con essa.
Giocatori professionisti, attori, cantanti e politici sembrano fare a gara su chi é più superstizioso. Tiger Woods, ad esempio, uno dei noti giocatori internazionali di golf, indossa quasi sempre una maglietta rossa durante i durante i tornei: é dell’idea che gli porti bene! Sempre nell’ambito dello sport era quanto meno stravagante la scelta del numero di Michael Jordan, campione incontrastato dell’NBI: portava il 23 perché in gioventù provava un grande ammirazione per il fratello Larry, anche lui asso del basket, che indossava il 45; dov’é il collegamento? Jordan ragionava che 23 é suppergiù la metà di 45 e quindi sfoggiando quel numero confidava sarebbe diventato bravo almeno la metà del fratello. Aveva fatto male i conti, però, perché in breve ha più che “raddoppiato” diventano una delle stelle mondiali della pallacanestro.
Potremmo continuare con un elenco infinito: Robin Williams, Cuba Gooding Jr., Geoffry Rush, Jennifer Anniston o Jessica Alba e tanti altri attori riconoscono tutti di seguire o aver seguito dei riti scaramantici nella loro vita; per non parlare dei politici: Napoleone, Winston Churchill e Harry Truman sceglievano con cura date, luoghi o mantenevano determinate abitudini per scongiurare le disavventure e calamitare la buona sorte.
La superstizione a volte comporta rituali macchinosi; ad esempio, Minnie Minoso che giocava negli anni ’50 nella squadra di baseball dei “White Sox” se la partita andava male adottavano un curioso modo di liberarsi della “macchia”: finita la gara, si la lavava via facendo la doccia indossando la divisa di gioco.
Questi rituali possono, però, avere anche i loro vantaggi: così, in molti casi riducono la tensione psicologica, danno un senso di controllo sugli eventi e l’impressione che siano in qualche modo prevedibili o gestibili. Sembra però che gli atti scaramantici facciano anche di più: secondo gli psicologi Lysann Damisch, Barbara Stoberock, e Thomas Mussweiler gli atti scaramantici sarebbero in grado di migliorare le performance e per verificare la loro ipotesi hanno elaborato una serie di esperimenti.
Questa loro supposizione si base sugli esiti di precedenti ricerche: ad esempio, é stato dimostrato che la fiducia nelle proprie capacità rende più sensibili a cedere alla superstizione, ma al tempo stesso, fa essere più concentrati, determinati, ottimisti e incide perfino sulle proprie prestazioni: più uno é convinto di padroneggiare una data situazione, meglio riesce; legati a questo sentimento aumentano anche impegno e tenacia, che a loro volta hanno il loro peso.
Con una prima analisi i tre studiosi hanno accertato che esistono tre tipi di credenze scaramantici condivise nelle culture occidentali: una generica fiducia nell’esistenza della buona sorte; l’idea che tenere le dita incrociate porti fortuna e che lo stesso faccia portare con sé un oggetto o amuleto portafortuna: hanno quindi deciso di puntare su queste convinzioni. Hanno poi accertato che l’80% dei soggetti che avevano reclutato per gli esperimenti aveva fiducia nella fortuna.
Il primo esperimento ha coinvolto 28 partecipanti: il loro compito consisteva nel lanciare una pallina in un cesto; avevano 10 tiri a disposizione.
Lo sperimentatore ha attivato la superstizione dicendo, mentre consegnava la palla al volontario: “Ecco la tua palla. Finora si è rivelata essere una palla fortunata”. A chi faceva parte del gruppo di controllo veniva invece detto: “ecco la palla che hanno usato tutti”.
Il risultato ha dimostrato che chi aveva la pallina “baciata dalla buona sorte” aveva una mira migliore rispetto a coloro che avevano la palla “promiscua”.
Per approfondire gli esiti di questa prima indagine, i ricercatori hanno voluto verificare cosa succedeva se prima di impegnarsi in un test ai soggetti veniva detto “tieni le dita incrociate”.
Il secondo compito era un gioco di destrezza: ai volontari veniva consegnato un cubo che conteneva 36 palline: loro dovevano farne cadere quante più possibile in dei fori della dimensione delle palle inclinando il cubo nel minor tempo possibile.
Per attivare la superstizione, lo sperimentatore mostrava il pollice alzato (un gesto positivo) prima che i partecipanti si apprestassero a giocare; cosa che invece non veniva fatta con il gruppo di controllo.
Anche qui il risultato ha “segnato punti” per la superstizione: chi aveva ricevuto la “benedizione” aveva totalizzato il maggior numero di palle in buca nel tempo più breve.
In un successivo esperimento i ricercatori hanno voluto testare se l’effetto potesse essere esteso anche al fatto di portare indossi i portafortuna personali. Questa volta il compito era un esercizio di memoria.
Per accertare l’impatto del proprio amuleto portafortuna lo sperimentatore ha per prima cosa ha chiesto ad ogni singolo partecipante di mostrare l’oggetto e ha chiesto delle informazioni al riguardo; dopo di ché ha preso il portafortuna e l’ha portato in un’altra stanza con il pretesto di fotografarlo.
In alcuni casi, il portafortuna veniva restituito al proprietario; in altri, lo sperimentatore faceva finta di averlo dimenticato nel laboratorio fotografico.
Quindi i soggetti venivano fatti partecipare al compito di memorizzazione con o senza l’oggetto: è risultato che chi aveva con sé il portafortuna riportava un punteggio più alto e si sentiva anche più sicuro di sé; il successivo studio ha dimostrato, inoltre,
Per approfondire |
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che l’avere il portafortuna indosso rende anche più tenaci e perseveranti.
Questi i risultati nel contesto di una ricerca accademica, ma i risultati della Damisch e colleghi trovano riscontro nella vita reale? Sembra di sì: un sondaggio condotta da Hans Buhrmann e Maxwell Zaugg tra i professionisti del basket ha dato prova che c’é una stretta relazione tra pratiche scaramantiche e i risultati delle squadre più forti; inoltre, i giocatori migliori e più in forma risultano anche quelli più superstiziosi.