Parallelamente, anche nel nostro cervello avvengono degli specifici cambiamenti a seconda che si sia interessati o irritati.
Quando siamo positivamente colpiti da qualcosa si attiva una specifica area del cervello, la corteccia prefrontale sinistra; se proviamo disgusto e disappunto invece l’area del cervello che è coinvolta, è la corteccia prefrontale destra; ad esempio, mostrando a dei partecipanti dei brevi filmati che suscitavano paura o disgusto i ricercatori Richard Davidson, Paul Ekman, Cliffond Saron e altri hanno appurato, grazie alla registrazione dell’elettroencefalogramma, che l’attività cerebrale maggiore veniva registrata proprio in questa sede.
In un altro esperimento, lo stesso Davidson assieme a Nathan Fox hanno esaminato la reattività cerebrale di bambini di 10 mesi mentre guardavano degli spezzoni in cui una donna che sorrideva, riscontrando che si attivava la porzione sinistra della regione prefrontale.
In linea, con questo secondo studio Philip Gable e Eddie Harmon-Jones hanno rilevato lo stesso effetto mostrando a dei soggetti “golosi” di dolci delle foto di dessert rispetto a confronto con neutre.
Sempre Harmon-Jones assieme ad altri studiosi hanno pensato che si potesse anche condizionare il cervello a reagire in questo modo: prima l’hanno verificato con la stimolazione magnetica transcanica (deboli stimolazioni elettriche inviate al cervello con degli elettrodi applicati sullo scalpo) e in un successivo studio, fisicamente: suggerendo ai volontari di stringere il pugno destro e sinistro mentre effettuavano una valutazione; entrambe le ricerche hanno confermato l’ipotesi.
Considerato che l’inclinazione del busto in avanti o all’indietro è coerente con un’attivazione di un lato o l’altro della corteccia prefrontale: Harmon Jones ha supposto che se induciamo qualcuno a cambiare la sua posizione del corpo si attiverà una delle due regioni, condizionando quindi le sue preferenze.
Precedenti studi hanno messo in evidenza che assumere una postura rilassata porta ad essere più disponibili o che piegare la schiena all’indietro è accompagnato da una ridotta attività della corteccia prefrontale sinistra a paragone con l’atto di curvare la schiena in avanti.
Per sviluppare queste scoperte i ricercatori Eddie Harmon-Jones, Philip Gable e Tom Price hanno messo a punto un originale esperimento.
Hanno così reclutato 43 studenti che in precedenza avevano ammesso di essere ghiotti di cioccolata e di dolciumi in genere.
I prtecipanti sono stati invitati a sedere in una stanza buia: a metà è stato chiesto di sedere piegando il busto in avanti e appoggiando i gomiti sulle ginocchia; l’altra metà del gruppo doveva invece portare il busto indietro e appoggiare le estremità inferiori su un poggiapiedi.
A tutti sono stati quindi mostrate delle foto: 32 immagini di dessert e altrettante foto di rocce. Prima che cominciasse la visione, sono stati posti degli elettrodi sulla loro testa per registrare l’attività cerebrale.
L’esito dello studio ha dimostrato che il portare il busto in avanti aumenta l’attività elettrica del lobo frontale sinistro di fronte a stimoli che solleticavano la “gola”; per contro, questo non accadeva se il corpo era reclinato all’indietro.
Questo risultato dimostra che semplicemente inducendo qualcuno a curvarsi in avanti lo si rende più interessato e gli si può fare aumentare il desiderio di una cosa.
Per approfondire |
![]() |
Come tradurre queste scoperte nella vita quotidiana?
Pensiamo ad esempio, di voler convincere il nostro partner a portarci a teatro: se teniamo il depliant con il programma un po’ troppo vicino a noi in modo che si sporga in avanti é più facile che accondiscenda.
Un agente immobiliare potrebbe, con lo stesso scopo e nel mentre illustra un appartamento al cliente, portarlo ad una finestra, aprirla e fare in modo che si appoggi sul davanzale con i gomiti: in quella “suggestiva” posizione potrebbe descrivergli i pregi dell’immobile rendendendolo decisamente più appetibile!