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Se siamo tristi ascoltiamo pezzi malinconici

Se siamo giù preferiamo brani tristi

Le favole finiscono tutte con la frase “e vissero felici e contenti”; questo epilogo così comune ci fa intuire che l’obiettivo nella vita sia di raggiungere questa condizione.

Eppure, ci sono circostanze in cui siamo tristi e facciamo di tutto per restarlo: al punto che se ascoltiamo della musica, la scegliamo strappalacrime e malinconica.

Un controsenso o, peggio, una forma di masochismo? Tutt’altro! Come é stato appurato da due recenti ricerche, dietro queste scelte ci sono motivazioni costruttive.

Innanzitutto, preferiamo uno stile musicale vivace o lento e grave perché é in linea con il nostro stato d’animo.
E’ questa la conclusione cui é giunto un team di ricercatori dell’Università di Toronto, capitanato da Patrick Hunter.

Precedenti indagini hanno dato prova che la musica è particolarmente efficace nell’indurre degli stati d’animo positivi o negativi e che questi possono influenzare in modo massiccio capacità cognitive.

Nel loro studio, Hunter e i suoi colleghi sono partiti dall’ipotesi che conoscendo l’umore di qualcuno sia possibile prevedere le sue preferenze musicali; inoltre, gli autori hanno supposto che nell’ascoltare un brano si tenda a preferire una musica che faccia pandan con il proprio stato d’animo.

Il presupposto che la musica ascoltata e l’umore vadano a braccetto avrebbe, secondo loro, comportato due conseguenze: la prima, che la musica allegra perda il suo appeal se chi l’ascolta é di cattivo umore; la seconda, che un brano “neutro” venga percepito come malinconico se l’ascoltatore é giù di morale.

Per provare queste ipotesi, Il team ha reclutato 48 studenti universitari facendo loro visualizzare delle scene destinate a suscitare felicità e poi altre con lo scopo di provocare un senso di malinconia.
Dopo aver visto ogni foto, i partecipanti hanno descritto ciò che hanno visto e indicato lo stato d’animo che avevano vissuto.

In seguito all’esposizione a foto allegre i volontari riportavano di essersi sentiti “di buon umore; e questa “euforia” perdurava anche quando, in seguito, venivano invitati a vedere delle scene penose.

Successivamente, i soggetti sono stati divisi in due gruppi: metà hanno ascoltato musica allegra e l’altra metà brani tristi. Ne é emerso che solo chi in precedenza aveva visualizzato foto deprimenti prediligeva musica triste; questi ultimi tendevano poi a cogliere una sfumatura malinconica anche in brani neutri.
In definiva, entrambe le ipotesi formulate in partenza avevano trovato conferma.

Un altro studio ha voluto approndire il tema con un’analisi qualitativa (intervistando i volontari, annotando le loro risposte e analizzandole). Questo seconda indagine é stata condotta da Annemieke Van den Tol e Jane Edwards, psicologhe presso l’Università di Limerick, in Irlanda.

Per scoprire i motivi che possono spingere qualcuno a scegliere di ascoltare musica triste hanno coinvolti 220 adulti, reclutati tramite un sondaggio on line. L’età dei partecipanti variava dai 18 ai 66 anni. Ai tutti é stato chiesto di ricordare un momento grigio in seguito al quale abbiano voluto sentire dei brani malinconici.

Sulla base delle risposte, le due studiose hanno evidenziato diversi temi conduttori che inducono a scegliere una musica triste.

Innanzitutto, lo si può fare con l’intento di mantenersi sintonizzati con le proprie emozioni; ad esempio una donna di 25 anni ha commentato: “non volevo una musica che mi rendesse allegra; volevo rimanere a – crogiolarmi – nello stato cupo in cui mi trovavo, finché non mi fossi sentita pronta a – staccarmene –“. In sostanza, in questo caso, la scelta musicale é una strategia per elaborare le proprie emozioni e superarle quando questo processo é concluso.

In modo analogo, la preferenza per questo tipo di musica può servire a mantere vivo un evento o persona cui si é affettivamente legati. Una vedova di 48 anni, così, diceva che “avevo deciso di ascoltare un brano triste perché piaceva molto a mio marito e in questo modo lo sentivo ancora vicino“.

L’ascolto di un brano dai toni amari può servire come forma di autoregolazione delle proprie emozioni. E’ il caso degli esempi che seguono. Una ragazza, ad esempio, si é espressa in questo modo: “Ero a casa, sola e malinconica, ma non riuscivo a piangere; così ho messo su qualche pezzo triste che mi sbloccasse e mi desse modo di sfogarmi e di rimettermi in moto“. Un altra partecipante commentava che “ho scelto un brano triste perché ero come pietrificata e ho pensato che se in questo modo fossi riuscita a farmi un bel pianto, mi sarei sentita meglio“.

Altri partecipanti avevo scelto dei brani malinconici senza nessuno scopo, ma semplicemente perché li trovavano belli ed evocativi.

Un’altro motivo per cui si può scegliere questo tipo di musica é perché da l’idea che i propri sentimenti possano essere condivisi e questo fa sentire meno soli. In modo affine, qualcuno trovava nella musica una specie di amico che fosse in empatia con la propria sofferenza: una donna di 33 anni, così, puntualizzava che “una canzone con le liriche e la musica ti fa sentire che c’é qualcuno che può capirti e questo da conforto

In alcuni casi, un brano triste può perfino migliorare l’umore portando l’individuo a tornare con la mente a situazioni piacevoli e a persone care; in altre circostanze, può servire come distrazione: “una musica lieta stride con il tuo stato d’animo se sei giù, ma un pezzo malinconico é in accordo con quello che provi e può distoglierti dal tuo isolamento e dalle emozioni negative“, commentava un volontario.

Per approfondire

Infine, per alcuni, la preferenza era legata al messaggio della canzone: si trattava di brani tristi, ma che trasmettevano un messaggio di speranza.
Il brano Waterboys rispecchia la mia condizione e il testo mi fa pensare che ci possa essere un cambiamento in meglio” ha detto un uomo di 31 anni.

In conclusione, ascoltare un brano malinconico é tutto meno che una forma di tortura autoindotta: serve a “leccarsi le ferite” e uscire da uno stato di cupezza; aiuta a sfogarsi e a sentirsi meno soli; mette in parole le proprie emozioni e ci fa sentire che c’è qualcuno che ci comprende; inoltre, può consolarci o portare la nostra attenzione su esperienze e sensazioni più positive.

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