Che l’ilarità sia “epidemica” non é una sorpresa, ma fino adesso non conoscevamo il processo che innesca questa incontrollabile spinta all’imitazione.
Ora un nuovo studio condotto da Jane Warren, Disa Sauter, Frank Eisner assieme ad altri colleghi ha dato prova che il cervello risponde al suono di una risata genuina attivando l’area premotoria e preparando così i muscoli facciali con cui esprimiamo felicità e divertimento ad attivarsi per condividere l’allegria.
Per giungere a questa conclusione, la Warren e gli altri ricercatori hanno condotto un esperimento che aveva come obiettivo scoprire quali regioni del cervello si attivassero in rapporto a versi e vocalizzi legati alle emozioni: come la gioia, la paura o il disgusto.
Per accertarlo, gli studiosi hanno, per prima cosa, reclutato venti volontari facendo ascoltare loro dei suoni piacevoli, come una risata o un esclamazione di trionfo oppure altri sgradevoli, come urla stridule o colpi di tosse convulsa.
Mentre i soggetti sentivano i vocalizzi, il loro cervello era sondato con uno scanner fMRI (strumento che evidenzia quali regioni del cervello si attivano nel corso di un’attività di pensiero o fisica o a una percezione). Inoltre, sul loro volto erano stati applicati degli elettrodi per registrare la contrazione dei muscoli espressivi (quelli con cui produciamo la mimica facciale emotiva).
L’esito ha messo in luce che tutti i versi provocano delle risposte nella regione premotoria del cervello, ma la reazione era molto più intensa con i versi positivi e, in particolare con la risata, dimostrando così quanto questo suono ci sia gradito e ci provochi un’impulso automatico a farci contagiare.
Questa constatazione trovava riscontro nelle rilevazioni dell’elettromiografia: il tracciato, infatti, rilevava una tensione del muscolo zigomatico (responsabile del sorriso spontaneo) in coincidenza con l’ascolto delle risa.
L’ascolto di qualcuno che sghignazza, tuttavia, non é l’unico modo attraverso cui il buon umore può venire trasmesso; esistono anche “veicoli” ben più sottili e inconsapevoli: i feromoni.
Queste sostanze sono dei composti chimici secreti dalla pelle, assieme a sudore e sebo: prendono forma dalla sintesi chimica degli ormoni ed, essendo volatili, si diffondono per inalazione.
Delle ricerche condotte in passato, hanno dimostrato che, in questo modo, é possibile propagare l’eccitazione sessuale,la paura e perfino il disgusto.
Prima d’ora però non era mai stato provato che lo stesso fenomeno potesse coinvolgere anche la felicità: adesso grazie ad un esperimento di Jasper de Groot, Monique Smeets, Matt Rowson e altri studiosi, si é appurato che anche questa emozione può prendere la via dell’etere.
Per giungere a questa conclusione De Groot e colleghi hanno fatto indossare dei tamponi ascellari ad un gruppo di 12 uomini e li hanno fatti assistere a dei filmati neutri, oppure in grado di suscitare spavento o ilarità.
A tutti é stato, quindi somministrato un questionario per accertarsi che i video mostrati suscitassero effettivamente prodotto l’effetto voluto.
Dopo questo passaggio, i tamponi sono stati messi in dei contenitori sterili e fatti annusare ad un campione di donne (che, in rapporto, al “sesso forte” possiede un olfatto più sviluppato): a queste ultime, come nello studio citato in precedenza, sono stati applicati degli elettrodi sui muscoli facciali.
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I ricercatori, hanno così constatato che l’odore di chi aveva visto scene raccapriccianti provocava una tensione del muscolo frontale (legato alla percezione della paura. Per contro, sniffare un tampone di chi aveva visto degli sketch comici determinava una contrazione del muscolo zigomatico (appunto, quello del riso e del sorriso).
“Questa scoperta”, commenta Gün Semin, coautore dello studio: “é un ulteriore passo nella comprensione di quanto gli odori umani svolgano tutt’ora una ruolo significativo nella comunicazione interpersonale”.
In conclusione, abbiamo perfettamente ragione quando ci ritroviamo a dire che in certe situazioni determinate sensazioni sono “nell’aria”!