La stessa commozione viene condivisa da molti visitatori meno illustri; e questa l’esperienza che molti provano di fronte alle costruzioni, tutte curve, dell’architetto Antoni Gaudì (autore della Sagrada Familia) come Parco Güell o Casa Batllo.
Una reazione in linea con le preferenze per le forme curve di molti oggetti (orologi con casse circolari o ovali, font dalla calligrafia armoniosa, divani con i bordi smussati, ecc.) emersa in numerose indagini psicologiche.
Recentemente la ricerca scientifica ha dimostrato che questa predilezione per le forme curve non è solo una questione di gusto personale, ma stimola le regioni emotive del cervello.
Lavorando in tandem con i progettisti in Europa, un gruppo di ricerca guidato dallo psicologo Oshin Vartanian dell’Università di Toronto a Scarborough ha scelto 200 immagini relative all’ architettura d’interni. Alcune delle camere avevano uno stile “arrotondato”; altre più spigoloso. Le foto sono state mostrate ad un folto gruppo di partecipanti, mentre la loro attività cerebrale veniva monitorata con l’fMRI.
Ai volontari é stato chiesto di etichettare ogni stanza come “bella” o “non bella”.
Ne é risultato che i soggetti erano molto più inclini a considerare bella una camera che possedeva profili curvi rispetto a quando aveva linee rette.
Il dato più sorprendente é emerso però analizzando la risposta cerebrale: il design curvo produceva una reazione significativamente maggiore in una zona del cervello chiamata ACC (corteccia cingolata anteriore).
L’ACC ha molte funzioni cognitive, ma una è particolarmente degna di nota: si attiva solo quando c’è un coinvolgimento emotivo!
Uno studio affine é stato condotto da un’equipe di scienziati del Zanvyl Krieger Mind-Brain Institute della Johns Hopkins University in collaborazione con il Walters Art Museum di Baltimora.
Scopo dell’indagine era duplice: scoprire quali forme piacessero di più e cosa succedesse al cervello mentre le persone le osservavano.
I ricercatori hanno avanzato tre ipotesi: che fossimo colpiti da forme articolate, capaci di stimolare un’intensa attività cerebrale; che potessimo gradire forme piane e lineari che suscitassero una reazione di quiete oppure che fossimo attirati da forme che proponessero una miscela dei due stili.
Per testare le loro ipotesi, gli scienziati hanno creato dieci serie di immagini e hanno appeso su una parete al Walters Art Museum.
Ogni composizione comprendeva 25 forme: tutte varianti di una scultura dell’artista Jean Arp; l’opera della Arp era stata scelta perché le sue sculture sono rappresentazioni astratte; del tutto diverse da qualsiasi oggetto o cosa conosciuta.
Entrando nella mostra, dal titolo “Beauty and the Brain”, i visitatori sono stati invitati ad indossare un paio di occhiali 3D, così che vedessero le “variazioni sul tema” in tridimensionsionale.
Quindi, per ogni gruppo di immagini, é stato chiesto loro di indicare su una scheda la forma preferita e quella meno gradevole.
Gli stessi riquadri sono stati successivamente mostrati ad un gruppo di volontari: questi ultimi, oltre ad esprimere le loro loro preferenze, venivano sottoposti all’esame della loro attività cerebrale con lfMRI (che evidenzia il flusso sanguigno dell’encefalo e in questo modo evidenzia quale aree cerebrali si attivano).
Confrontando le risposte dei visitatori con quelle dei soggetti sperimentali, i ricercatori hanno appurato che queste coincidevano: tutti prediligevano forme con curve dolci e trovavano meno piacevoli quelle che presentavano spigoli e linee spezzate.
L’analisi degli esiti della fMRI hanno poi messo in luce che queste preferenze suscitavano una attività cerebrale più intensa.
Secondo i ricercatori il cervello potrebbe aver sviluppato una predilezione per le forme arrotondate per motivi legati alla sopravvivenza, come riconoscere a colpo d’occhio un frutto o il profilo di un’animale.
Per contro, potrebbe essersi evoluto a ignorare ciò che é di forma irregolare, caratteristico delle cose inorganiche, come le rocce o dei minerali.