Sebbene sottovalutato, anche l’odore personale contribuisce all’impatto che suscitiamo: diversi studi hanno messo in luce che proprio della stimolazione dell’olfatto possiamo riconoscere di primo acchito il sesso dell’altro, la sua età e addirituttura la compatibilità genetica con il nostro organismo (un fatto che conta nell’attrazione) o se é una donna é nel periodo fertile.
Gli psicologi polacchi Agnieszka Sorokowska,Piotr Sorokowski e Andrzej Szmajke hanno scoperto poi che, sulla base del solo odore, possiamo cogliere alcuni tratti di personalità come la dominanza, l’estroversione e la tendenza all’ansia e al pessimismo (un tratto noto come “nevroticismo”): gli indizi, in questo caso, probabilmente sono ormoni, enzimi, intensità della sudorazione, la quantità e il tipo di batteri che colonizzano le ascelle e anche la dieta.
Il tempo che la mente impiega per esprimere il proprio giudizio é di una manciata di secondi e la correttezza della stima piuttosto accurata, ma tutto avviene, in buona misura, al di fuori della coscienza: quello che ne traiamo é la cosiddetta “prima impressione”.
La precisione e la velocità con cui facciamo queste valutazioni sono un retaggio dei nostri antenati, per i quali comprendere chi si aveva di fronte era essenziale per la sopravvivenza; per lo stesso motivo, il risultato di questo giudizio é alquanto corretto.
Tuttavia, come hanno provato i neuropsicologi Wen Li, Isabel Moallem, Ken Paller e Jay Gottfried questo meccanismo può anche essere ingannato…semplicemente con qualche goccia di profumo o di olezzo.
Questi studiosi, infatti, hanno dato prova che un odore che non venga percepito in modo consapevole può suscitare delle reazioni psicologiche e fisiologiche, che incidono profondamente nella nostra valutazione dell’altro.
Gli studiosi sono partiti dall’ipotesi che un’odore somministrato in modo subliminale (cioé senza che venga colto consciamente) possa suscitare un effetto più potente rispetto a quando ce ne accorgiamo: hanno, così, reclutato 39 volontari e hanno chiesto loro di annusare delle boccette con tre diverse fragranze.
La prima ampolla conteneva succo di limone (il cui odore solitamente piace); la seconda, sudore (un olezzo generalmente sgradevole) e il terzo della comune acqua (usata per avere uno stimolo neutro con cui confrontare gli effetti dei primi due).
L’intensità del profumo variava da moderatamente forte ad appena percepibile e i partecipanti erano stati informati che quasi tutte le “pipette” contenevano una fragranza, tranne una piccola percentuale (25%) che era inodore.
Per accertarsi che l’odore venisse percepito anche quando i soggetti non erano coscienti, mentre questi ultimi sentivano le fragranze veniva loro eseguito un elettrocardiogramma.
Dopo la “sniffata” buona parte dei volontari, tranne sei, aveva dichiarato di non aver sentito alcun odore.
In seguito agli ignari “malcapitati” sono state mostrati dei volti con un’espressione neutra.
Compito dei volontari era giudicare la persona ritratta su una scala da uno a sei, in cui l’uno era “estremamente simpatica” e il sei era “fortemente sgradevole”.
Ne é emerso che chi aveva annusato l’afrore trovava che la persona ritratta era più sgradevole rispetto a chi era stato esposto all’odore piacevole o a quello neutro.
Il fatto che l’odore fosse stato sentito anche quando i soggetti non ne erano consapevoli era dimostrato da un’aumento dei battiti in concomitanza con la sniffata.
L’effetto suggestivo non si era realizzato però con i 6 soggetti che aveva un’olfatto particolarmente fine e capace di cogliere anche minime tracce odorose.
Secondo gli autori, l’effetto subliminale dell’odore sgradevole suggerisce che esista un canale specializzato che capta gli odori potenzialmente nocivi inviando l’informazione direttamente alle parti del cervello legate all’istinto di sopravvivenza.
Più precisamente, Li, Moallem e colleghi ritengono plausibile l’ipotesi che ci sia un percorso neurale sottocorticale (cioé al di sotto della corteccia, la regione più esterna del cervello legata alla consapevolezza) che colleghi il il bulbo olfattivo direttamente al sistema limbico, soprattutto all’amigdala (la sede dell’elaborazione emotiva) e alla corteccia entorinale (la regione dove vengono archiviate le memorie e in cui viene stabilito se uno stimolo é nuovo o é già stato percepito).
Per approfondire |
![]() |
Questo studio mette in evidenza, innanzitutto, che il senso dell’olfatto umano è molto più raffinato di quanto comunemente si pensi; inoltre, dimostra che gli odori possono influenzare la percezione se non ne siamo consapevoli.
Infine, é un’ulteriore prova di come i nostri atteggiamenti possano essere condizionati da stimoli che passano del tutto inosservati o che sono troppo deboli per destare il nostro interesse, come appunto una “punta” di un odore, uno sfioramento, un’espressione facciale che dura meno di un secondo o una lieve variazione della distanza interpersonale (sufficiente, però, a farci percepire un senso di oppressione).