Una ricerca sostiene che l’infelicità non ci fa ammalare. Ma un libro appena uscito dice l’esatto contrario.
Come stanno le cose? Abbiamo indagato
Uno studio anglo-americano, i cui risultati sono stati pubblicati sull’autorevole Lancet, ha monitorato per 10 anni 719.671 donne con un’età media di 55 anni, arrivando a mettere in discussione il pilastro storico della medicina psicosomatica; lo stress emotivo e l’infelicità possono uccidere.
Non è così, dicono gli autori: la mancanza di serenità ci dà “semplicemente” una percezione negativa del nostro stato di salute. A conti fatti, però, non inciderebbe sulle nostre aspettative di vita e non aumenterebbe i rischi che ci si possa ammalare.
Incrementa invece quei comportamenti a rischio che minano la nostra salute, come il fumo e l’errata alimentazione. Questi, concludono i ricercatori, sono i veri killer.
La ricerca rivoluziona il modo di vedere gli effetti dello stress, spostando il dito da quest’ultimo, (in quanto tale) al peso che hanno tutte quelle abitudini negative conseguenza di una vita sotto pressione. “ Quando siamo in ansia fumiamo molto di più, beviamo più caffè per aumentare la reattività, oppure esageriamo con l’alcol, usandolo come ansiolitico “naturale“, commenta Paolo Pizzinelli, internista e cardiologo che ha studiato a lungo queste dinamiche. “
La nuova ricerca ci induce a chiederci : quanto pesano questi comportamenti rispetto agli effetti immediati e diretti dello stress?
[…] “I circuiti cerebrali che regolano le emozioni dialogano con gli organi del nostro corpo attraverso un fitto passaparola, mantenuto attivo dal sistema neurovegetativo, da una scatola di sostanze chimiche (ormoni quali adrenalina, noradrenalina e i neuro peptidi) e dal sistema immuno-infiammatorio“.
Di norma, questa alleanza serve a farci reagire, nell’immediato, alle situazioni di emergenza. Quando si vive una situazione di malessere interiore prolungato, invece, questa comunicazione perde il suo equilibrio e determina uno scompenso che crea danni organismo.
“Per esempio, a lungo andare lo stress attiva un’eccessiva produzione di citochine, mediatori che creano uno stato infiammatorio cronico dei tessuti che può dare il via a malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso o la fibromalgia“, sostiene Marco Pacori, psicoterapeuta e autore de Il Linguaggio Segreto dei Sintomi (Sperling & Kupfer Editore, 17 euro).
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“Inoltre, l’eccessiva produzione di cortisolo, tipico effetto dello stress, altera il metabolismo degli zuccheri e può facilitare il diabete, innalza anche la pressione, favorendo l’ipertensione e aumenta l’aggregazione delle piastrine che si depositano sule pareti delle arterie. Risultato: effetti negativi su cuore e circolazione“, continua Pacori.
[…] “Coloro che si lasciano prendere dalla collera (soprattutto se non riescono a scaricarla) e i pessimisti sono più a rischio“, spiega Pacori. “Ma anche la solitudine ha il suo peso: non avere relazioni sociali soddisfacenti amplifica lo stress. Allora, dedicarsi ad un hobby dà benefici impensabili: nell’organismo
si liberano ossitocina e serotonina, che agiscono da antidoti“.
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