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Le emozioni sono contagiose

Le emozioni sono contagiose

Se vediamo qualcuno tossire, sappiamo che é consigliabile stargli lontano per evitare di farci contagiare dai suoi germi; non altrettanto intuivo é evitare qualcuno che si mostra nervoso, irrequieto o irascibile quando si trova nei “paraggi”.

Eppure, la scienza ha dimostrato che le emozioni, specie quelle negative, sono altrettanto virulente dei microrganismi.

Gli psicologi chiamano questo fenomeno contagio emotivo: un processo che avviene in tre fasi, attraverso le quali ciò che prova una persona viene trasferito ad un’altra persona.

La prima fase prevede un impulso inconscio a imitare l’altro: questo istinto é dovuto ad un “trust” di neuroni (detti neuroni specchio) che ci portano a rispecchiare il comportamento verbale e non verbale degli altri: ci troviamo, così senza accorgercene, a ripetere le sue posture, la sua mimica facciale e i suoi movimenti.

In un secondo momento, questa mimesi, per effetto di un processo detto nonverbal feedback (per cui usando dei comportamenti espressivi anche in modo volontario o per imitazione siamo indotti a provare le emozioni che riflettono): possiamo sentirci agitati, tristi o inquieti.

Infine, in un terzo passaggio, i due individui condividono le stesse esperienze emotive al punto che le loro emozioni e il loro comportamento si sincronizzano.

Questo tipo di mimetismo è più comune quando la persona che mostra un dato stato d’animo è qualcuno vicino a voi, come un membro della famiglia, un amico caro o il partner; inoltre, altre indagini hanno messo in luce che la tendenza all’imitazione é più facile in chi di indole é particolarmente empatico.

La natura contagiosa delle emozioni può colpire maggiormente quanto più siamo a stretto contatto con qualcun altro e in rapporto al tempo che trascorriamo assieme.

In uno studio, i ricercatori Lisa Neff e Benjamin Karney hanno esaminato più di 150 coppie per un periodo di tre anni per determinare in che modo lo stress di un coniuge influenza l’altro e che effetto ha sulla relazione e sullo stato d’animo.

Da questo studio é emerso che sono le moglie ad essere più vulnerabili. Anche i Mariti, tuttavia, ne risentono, dichiarando una bassa soddisfazione coniugale quando le compagne sono stressate.

Quando avviene questa “infezione”, i partner tendono a essere più insofferenti, apatici, privi di energia e adottano reazioni più negative verso l’altro, come criticarlo o rifiutarlo.

Chi ha meno filtri, poi, tende ad assorbire di più l’umore dell’altro, specie se gli é particolarmente legato: é il caso dei bambini; una ricerca di Theodore Dix, Leah Meunier e altri studiosi, esaminando le interazioni non verbali di 94 madri depresse con bambini di età tra i 14 e i 27 mesi, hanno messo in risalto che più i sintomi depressivi del genitore diventano evidenti, più i bambini davano segno di esserne colpiti, mostrando meno entusiamo, meno felicità, più tristezza e una maggiore passività.

Lo stress si é rivelato una delle condizioni emotive più contagiose: a dimostrarlo é un nuovo studio degli psicologi tedeschi Veronica Engert, Arcangelo Merla e Joshua Grant, assieme ad altri colleghi.

Nello studio sono stati coinvolti 15 volontari che hanno semplicemente assistito a una prova di altri partecipanti, che ha messo a dura prova i loro nervi: talvolta gli osservatori hanno osservato i compagni su un video in diretto; in altri casi attraverso uno specchio bidirezionale.

Per accertare se effettivamente i soggetti passivi si stressavano a loro volta sono state presi in esame diversi parametri come il battito cardiaco, la conducibilità elettrica della pelle, il cortisolo (l’ormone dello stress) salivare e l’immagine termografica (che fotografa le variazioni di calore del corpo) e un questionario per valutare le variazioni dell’umore.

L’esito ha messo in evidenza come un quarto dei partecipanti si fosse sentito più agitato dopo aver visto un perfetto sconosciuto in tensione; possiamo solo immaginare quindi quanto questa percentuale possa salire se siamo in presenza di partner, colleghi di lavoro, amici o persone a cui siamo in qualche modo legati.

La Engert ha tenuto a puntualizzare in un’intervista che “questo significa che anche i programmi televisivi che riprendono il disagio (come l’Isola dei famosi o il Grande Fratello) dei protagonisti possano snervare un telespettatore, specie se si identifica con il personaggio“… e meno male che questi sono definitivi spettacoli “d’evasione”!

Secondo Heidi Hanna, ricercatrice presso l’American Institute of Stress e autore di Stressaholic, lo stress di “rimbalzo” è il frutto della nostra capacità innata di cogliere le minaccie ambientali.

La Hanna, sottolinea che “La maggior parte di noi ha provato un senso di impazienza e di insofferenza solo incrociando un vicino di casa nell’atrio.
In questo caso, può trattarsi di risposta condizionata dalle interazioni precedenti, ma può anche essere una – comunicazione energica – trasmessa dalla percezione di cambiamenti fisiologici oggettivi, come un aspetto tirato e sudato della persona che incrociamo o sentire il suo respiro affannoso”
.

Per approfondire
Il Linguaggio Segreto dei Sintomi

I segnali che causano stress passivo possono essere dovuti a cambiamenti molto sottili nelle persone intorno a noi o sul posto di lavoro, ma possono avere un impatto enorme.

In realtà, non c’è bisogno di vedere o sentire qualcuno ansioso o agitato: possiamo anche cogliere l’odore della sua pelle.

Degli studi, infatti, hanno dimostrato che lo stress può essere diffuso anche da molevole volatili che prendono forma dai nostri ormoni e vengono captate dai recettori olfattivi; raggiungendo quindi i centri emotivi del cervello.

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