Nelle poche società in cui il contatto delle labbra non é una consuetudine fra innamorati, viene sostituito con modi di fare simili: come sfregare naso contro naso, leccare la faccia o strofinare il volto contro quello del partner.
Si tratta di un comportamento talmente diffuso e arcaico che le prima raffigurazioni pittoriche o descrittive del bacio risalgono ai primissimi testi in Sanscrito, i Rig-veda (2.000 A.C. circa), uno dei libri sacri dell’Induismo e ai geroglifici dell’antico Egitto (dove questo contatto profondo è stato spesso rappresentato da partner romantici intenti a leccare o inalare il profumo dell’altro).
Considerata la diffusione di questo scambio personale e la sua “datazione, antropologi, psicologi e biologi hanno fatto numerose speculazioni sulle funzioni e sulle sue origini.
Un’ipotesi, fra le più accreditate, é che questo contatto sia emerso come un meccanismo per la raccolta di un “campione” biologico sul potenziale partner sessuale: il bacio, infatti, comporta un’estrema vicinanza con l’altro, sufficiente per assaporare i sapori della sua bocca e per annusare l’odore dell’interno del suo corpo e della pelle del viso.
La bocca, infatti, e la pelle circostante é ricca di ghiandole che secernono sostenze chimiche e che trasportano informazioni genetiche e immunitarie sul “donatore”; inoltre, la saliva é satura di messaggi ormonali e l’alito, il gusto delle sue labbra, il contatto con denti, lingua e palato indicano lo stato di saluto e l’igiene del “candidato” e quini la sua idoneità sul piano della procreazione.
Ad esempio, si é appurato che nei fludi corporei (tra cui sudore e saliva) é presente L’MHC (fattore maggiore di istocompatibilità, che nell’essere umano prende la sigla di HLA): si tratta di una proteina che si trova sulla superficie dei globuli bianchi e che é il parametro principale nella valutazione di un possibile trapianto di un organo o di un tessuto da un organismo ad un altro; questo composto, per altro, ha un odore sottile, ma inconfondibile.
Al riguardo, lo zoologo svizzero chiamato Claus Wedekind ha condotto uno studio che sermbrebbe dare “man forte” a questa prospettiva.
Per prima cosa, lo studioso ha analizzato i geni di istocompatibilità (MHC) di un gruppo di studenti; questi ultimi sono stati poi divisi in due gruppi: 49 femmine e 44 maschi.
A quel punto, i maschi sono stati invitati a indossare delle semplici T-shirt di cotone per due notti, evitando qualsiasi cosa – alcool, acqua di colonia, ecc. – potesse alterare il loro odore naturale.
Dopo due giorni, le camicie sono stati collocate in scatole di cartone con dei fori e alle donne è stato chiesto di dare un giudizio sull’odore dei recipienti usando tre criteri: l’intensità, la piacevolezza e la sensualità.
L’esito ha dato prova che il gentil sesso preferiva magliette indossate da uomini con HLA diverso dal proprio; fatto che, in un’ipotetica prole, ridurrebbe il rischio di sviluppare la predisposizione ad alcune malattie difetti cromosomici: riportando questo risultato al bacio, lo scambio di fluidi e odori potrebbe portare ad una sorta di “analisi da laboratorio” dell’altro.
Una seconda linea di pensiero sul valore del bacio, sostenuta soprattutto dagli etologi Karl Grammer, Bernhard Fink e Nick Neave, ritiene che questo “rituale”, attraverso la “degustazione” di feromoni (sostanze volatili prodotte a partire dagli ormoni sessuali e che prendono il nome nell’uomo di androstenolo e androstenone e nella donna di copulina), provochi una stimolazione dell’eccitazione sessuale, stimolando prima il bulbo olfattivo e quindi il circuito limbico (la regione cerebrale responsabile del comportamento sessuale).
Secondo questo filone, quindi, il bacio sarebbe un potenziale “afrodisiaco” o “repellente” che indurrebbe i partner a procedere nell’approccio sessuale o a “chiudere lì”.
Una terza corrente vede nel bacio romantico, assieme ad altre forme di contatto fisico intimo, un modo per valutare l’intensità del coinvolgimento sentimentale e quindi di valutare la potenziale compatibilità con l’altro.
Per valutare quale delle tre spiegazioni sia la più plausibile, Rafael Wlodarski e Robin Dunbar, psicologi alla Oxford University hanno condotto un sondaggio, che ha coinvolto 902 partecipanti, dove le tre alternative sono state messe a confronto.
Per approfondire |
Gli esiti dello studio hanno messo in luce che la vincente é la terza
spiegazione, in particolare per il “sesso debole”: le donne infatti, si sono mostrate più inclini a modificare il proprio giudizio in positivo o in negativo dopo il primo bacio.
Per queste ultime, infatti, il primo “schiocco” era una sorta di test: se il partner baciava bene volevano continuare a baciarlo ed erano più disponibili ad avere un rapporto sessuale; inoltre, lo trovavano più attraente e papabile per una potenziale relazione.