
La barba fa più “macho”
Sicuramente, un tempo era molto più facile vedere uomini ostentare barba e baffi, anche nelle fogge più stravaganti.
In epoche recenti, anche per la facilità di radersi grazie ai rasoi elettrici e per il cambiamento di stile di vita (si lavora meno all’aperto e più assieme a dei colleghi o a contatto con il pubblico; circostanze in cui la barba può suscitare l’idea di sporco e trascuratezza) i volti maschili sono per lo più glabri o “adornati” da un lieve pizzetto. Tuttavia, attualmente, sembra che la moda stia rivalutando questa “lanugine”.
Uno dei primi studi scientifici sull’impatto psicologico della barba é stato condotto nel 1969 dallo psicologo Daniel Freedman: sottoponendo al giudizio di un gruppo di studentesse dei ritratti di volti maschili con barba o sbarbati ha accertato che queste ultime reputavano le versioni “pelose” più maschili, indipendenti e sofisticate.
Qualche anno più tardi, Charles Kenny e Dixie Fletcher, esaminando lo stesso tema, hanno scoperto che la barba (almeno negli anni ’70) portava a giudizi più positivi su molteplici aspetti di personalità e del comportamento, tranne che su uno: l’igiene.
Lo psicologo Robert Pellegrini ha condotto uno studio analogo, ingaggiando 8 maschi caucasici tra i 22 e il 25 anni disposti a modificare l’aspetto del loro mento e a farsi fotograre in questi quattro momenti: con una barba folta, con pizzetto e baffi, con i soli baffi e ben rasati. Al termine del servizio fotografico, lo studioso disponeva di un totale di 32 ritratti; quattro foto di ciascuno dei partecipanti.
A quel punto, le foto sono state mostrare in ordine casuale ad un gruppo di 128 volontari, equamente divisi fra i sessi, ai quali é stato chiesto quale effetto suscitava in loro. Il giudizio veniva indicato attraverso la compilazione di un questionario che prendeva in esame una serie di tratti del carattere.
L’esito dello studio ha messo in risalto che quanto maggiore era la quantità di barba tanto più positive erano le valuzioni dei soggetti: chi portava una barba piena dava l’idea di essere, a confronto con le altre varianti, più maschile, più maturo, maggiormente di bell’aspetto, più dominante, più sicuro di sé, coraggioso, liberale, anticonformista e più in età con gli anni. Inoltre, seppure in misura minore, i “barbuti” apparivano anche più intelligenti, in forma e in salute.
Un risultato ribadito e approfondito in anni più recenti dai ricercatori Nick Neave e Kerry Shields. Questi studiosi, hanno accertato che chi porta la barba viene percepito come più virile, aggressivo, socialmente maturo e più vecchio.
Nella loro indagine, inoltre, é emerso che i maschi con con un la barba “all’inglese” venivano considerati i più dominanti, mentre e quelli che non si radevano da qualche giorno era ritenuti i più attraenti e quelli preferiti per un rapporto amoroso breve o serio.
In linea con queste ricerche, uno studio condotto dagli psicologi Michael Wogalter e Judith Hosie ha appurato che gli uomini rasati sono percepiti come più giovani e socievoli (il che ha anche un senso, se pensiamo cal pregiudizio che ci porta pensare che chi ha la barba sia un “orso”); in controtendenza rispetto alle ricerche precedenti, gli sbarbatelli apparivano anche più avvenenti, ma forse quest’ultimo risultato era dipeso dal campione di “scrutinatori.
A conforto dell’ipotesi che la barba renda l’uomo più attraente troviamo, infatti, un esame delle tendenze modaiole riguardo al look maschile nell’arco di 100 anni (dal 1871 al 1972) a Londra: da questo studio é emerso che i periodi di “vacche magre” (quando la “lotta” per conquistare una donna si faceva maggiormente sentire) coincidevano con il momento in cui la moda era di lasciar crescere il pelo su mento e sotto il naso.
In tempi attuali, per esaminare l’impatto della barba i australiani Barnaby Dixson e Robert Brooks hanno fotografato 10 uomini con discendenza europea, tutti con i capelli scuri in 4 momenti: appena rasati, dopo 5 giorni (quindi con un lieve accenno di barba); dopo 10 giorni e, infine, a 6 settimane dalla rasatura (quasi da barboni).
Successivamente, hanno mostrato le foto ad un gruppo composto da 171 uomini e 351 donne, chiedendo loro di valutare le varie versioni sotto il profilo dell’attrazione, della mascolinità, della salute e del l’attitudine genitoriale.
L’esito ha dato prova che il giudizio dei partecipanti era visibilmente influenzato dall’aspetto e dalla cura della “peluria” facciale.
A sorpresa, i modelli con barba media (dopo 10 giorni dalla rasatura) suscitavano l’impressione più favorevole quanto a fascino; mentre chi gli sbarbati, quelli con un cenno di peluria e quelli con la barba forte erano ritenuti di pari avvenenza. inoltre, i primi davano l’idea di avere una buona inclinazione a fare i padri e di essere sani.
La presenza o meno della “pelliccia” sul volto incide anche sulla percezione dell’occupazione dell’uomo esaminato: é quanto hanno rilevato gli psicologi svedesi Hak Hellstrom e Joseph Tekle.
Nella loro indagine, infatti, é emerso che gli uomini “glabri” danno l’impressione di rivestire posizioni di prestigio e di responsabilità come un’alto grado dell’esercito, un diplomatico, un avvocato o un amministratore delegato.
Per contro chi ha la barba viene ritenuto più indipendente e liberale, come un artista, un professore, uno scienziato o uno psicologo.
Altay Alves, Lino de Souza e altri studiosi brasiliani hanno voluto accertare in che misura la barba o l’essere sbarbati contasse sulla percezione di idoneità a determinate qualifiche lavorative.
Il primo dato curioso della loro indagine (per lo meno tra il loro campione di giudizi brasiliani) é stato che avere la barba veniva associato all’impressione che chi la portasse fosse idee politiche di sinistra. Forse perchè, commentano gli autori, politici emblematici di quella corrente portavano la barba come Karl Marx, Che Guevara o Fidel Castro.
Il secondo elemento emerso é, invece, che un responsabile del personale veniva preferito ben rasato piuttosto che con baffi, barba o pizzetto; in linea con questo risultato é il fatto che chi aveva la barba era ben visto come dipendente, ma non in ruoli da manager o capo officina.
Per approfondire |
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Nell’immaginario collettivo la barba é collegata non solo all’orientamento politico, ma anche a quello religioso: l’idea del mussulmano barbuto é talmente diffusa (basti pensare a Bin Laden), che nell’ottobre del 2015 la polizia svedese é stata chiamata ad indagare su un gruppo di hipsters innocui conosciuti come i Villains barbuti perché erano stati sospettati (sulla base dell’aspetto) di attività legate al terrorismo islamico.
In definitiva, questo “ornamento” per uomo può essere un’arma a doppio taglio … per fortuna, però, si può tagliare o far crescere a seconda della circostanza o dell’effetto che intende ottenere! 😉