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La camminata parla di noi

La camminata parla di noi

Andrea Porta, Airone, anno XXXV, n. 428 del 2 dicembre 2016, pag. 24-27 intervista a Marco Pacori.

Camminare è una delle azioni più naturali dell’uomo: impariamo da piccoli, a un anno circa, e lo facciamo per tutta la vita. Camminiamo per andare da qualche parte, ma anche per tenerci in forma o per il gusto di fare due passi.

La storia dell’uomo è un grande cammino iniziato 6 milioni di anni fa, quando cioè i nostri antenati hanno assunto l’andatura eretta. Così legata alla stessa condizione umana, la camminata è quindi parte integrante di noi e persino della nostra personalità. Non a caso antropologi e psicologi hanno dimostrato che essa racconta molto di noi e del nostro modo di essere.

Falcate lunghe per i maschi

Così non stupisce che esistano camminate tipicamente maschili e altre più femminili: “Tipicamente i maschi fanno passi più ampi, le donne più brevi“, spiega ad Airone Marco Pacori, psicoterapeuta e autore di I Segreti del Linguaggio del Corpo”” (Sperling & Kupfer).

Si tratta di caratteristiche che inconsciamente tutti siamo in grado di rilevare: una ricerca dell’Università del Massachusetts (Usa) ha mostrato, sulla base di test di laboratorio nel quale a soggetti partecipanti al test venivano mostrate sagome in movimento, che chiunque è perfettamente in grado di distinguere la camminata di un uomo da quella di una donna.

“Mentre camminano gli uomini tendono a mostrare maggiore movimento oscillatorio delle braccia rispetto alle donne, che invece tengono gli arti superiori più aderenti al corpo” prosegue Pacori.

Le donne mostrano invece un maggior movimento delle anche, il che ha una radice evolutiva legata all’attrattività sessuale: non a caso nel periodo fertile questa oscillazione è accentuata“, aggiunge lo psicologo.

La formula della seduzione

Del resto la camminata è lo strumento di seduzione per eccellenza, proprio nelle donne. Addirittura, secondo ricercatori dell’Università di Cambridge (Regno Unito), alla base di questo potere d’attrazione ci sarebbe una formula matematica: per essere perfetto il rapporto fra la misura della vita e quella dei fianchi deve essere uguale a 0,7. Non solo: osservando la camminata femminile sarebbe possibile persino avere informazioni sulla capacità di provare l’orgasmo.

A sostenerlo è uno studio della University of the West of Scotland (Regno Unito) secondo cui il passo allungato e una rotazione accentuata del bacino sarebbero chiari sintomi della capacità di sperimentare quello vaginale.

A rischio di molestia

Se la camminata è influenzata da genere e sessualità, è altrettanto vero che essa ha a che fare con le caratteristiche della nostra personalità. Una ricetta dell’Università di Canterbury (Nuova Zelanda) ha fatto uso di sagome in movimento ricavate dalla registrazione delle andature di persone diverse mostrate a diversi soggetti per dimostrare che l’andatura tradisce i tratti di personalità.

Un altro studio, condotto all’Università di Tolgo, ha correlato l’andatura esitante, indecisa e insicura nelle donne con il rischio di molestia.

Le ragazze che in test di personalità si sono rivelate più schive, timide, pessimiste e poco padrone di sé, tratti espressi dalla loro camminata, sono infatti considerate, nella mente maschile, come più facilmente aggredibili.

Anche la creatività è un tratto che emerge dal modo di muoverci: lo ha dimostrato recentemente uno studio condotto da Liam Satchell e colleghi dall’Università di Portsmouth (Regno Unito), pubblicato su Journal of Nonverbal Behaviour.

Attraverso l’utilizzo della tecnologia motion capture, che consente cioè la registrazione dei movimenti corporei, i ricercatori hanno scoperto qualcosa di interessante: “Abbiamo rilevato che i movimenti della parte superiore del corpo, le spalle in particolare, sono correlati a personalità aggressive“, spiega lo stesso Satchell ad Airone. “Il movimento del bacino è invece più tipico nelle personalità socievoli“.

Sbandi a sinistra? Sei ansioso

Non stupisce quindi che anche i vissuti psichici possano influenzare la camminata. Ad esempio l’ansia: una ricerca pubblicata quest’anno dalla rivista Cognition e condotta da Mario Weick della School of Psychology presso l’Università del Kent (Regno Unito) ha mostrato che le persone ansiose e inibite tendono a «sbandare» verso sinistra.

Il motivo? Hanno un’iperattività dell’emisfero destro del cervello, quello che controlla la parte sinistra del corpo. Per dimostrarlo Weick ha bendato una serie di soggetti definiti inibiti o ansiosi per mezzo di test psicodiagnostici, quindi ne ha monitorato l’andatura: questi individui, senza il riferimento della vista, camminando tendevano immancabilmente ad andare verso sinistra. Lo studio dimostra quindi che il cervello e le nostre emozioni agiscono concretamente sui movimenti del corpo.

Gambe e mente si parlano

In realtà il meccanismo non è ancora completamente spiegabile: “Il nostro studio“, spiega Satchell, “è il primo tentativo di dimostrare questa dinamica e speriamo che possa incoraggiare ulteriori ricerche“.

In ogni caso le ipotesi sono due: o è la psiche che influenza la camminata o è la camminata che ci spinge a modificare il nostro modo di pensare e di essere.

Certamente un punto di contatto tra emozioni e movimenti corporei c’è: “é la corteccia prefrontale“, dice Pacori.

Qui ha sede l’organizzazione del movimento così come quella delle emozioni“. Per questo le emozioni possono attivare, inibire o alterare i movimenti del nostro corpo.

BOX: Allo studio dei periti in tribunale

Lo studio della camminata puà essere utile come strumento psicodiagnostico per raggogliere informazioni sugli individui, ad esempio in ambito clinico o legale.

Per approfondire

Può servire per capire se la persona che abbiamo davanti sta mentendo o no“, sostiene Marco Pacori.

Infatti la consulenza di psicologi esperti nell’interpretazione dei segnali del corpo é normale in alcuni paesi, come gli USA, anche nelle aule dei tribunali.

In futuro“, aggiunge Liam Satchel, “queste osservazioni potrebbero essere utili ai servizi di sicurezza“. Come? “ad esempio, per prevedere l’intenzione di scippare qualcuno o di aggredirlo fisicamente in base al suo modo di muoversi, esaminando i filmati delle videocamere a circuito chiuso“.

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