
Il canto pulisce il cervello
Per altro, la ricerca scientifica ampiamente dimostrato che il canto, specie quello corale, induce rilassatezza, migliora l’umore e ci rende perfino più resistenti alle malattie.
Chi l’avrebbe detto, però, che sembra abbia la facoltà di potenziare il sistema di smaltimento dei metaboliti cerebrali?
E’ questa l’ipotesi formulata dall’etnobiologo Terence McKenna nel suo libro “il nutrimento degli dei”
Secondo lo studioso le vibrazioni, soprattutto, quelle prodotte dalla voce, migliorano il
processo di depurazione del CSF (liquido cefalo rachidiano o liquor).
Il liquor é una sostanza acquosa che separa il cervello dal cranio e dalle meningi che lo rivestono e che ha la funzione primaria di ammortizzare scossoni e corpi che possano danneggiare il cervello.
Secondo McKenna le vibrazioni della voce agiterebbero le “acque” del CSF in modo analogo a quanto fa il cestello di una lavatrice: in questo modo i prodotti di scarto del metabolismo cerebrale verrebbero smaltiti più velocemente.
Proprio l’accumulo di queste “impurità” sembra sia la causa dei processi degenerativi del sistema nervoso come l’Alzheimer o la demenza senile.
Una delle prove dell’ipotesi dello studioso sarebbe il fatto che a partire dall’Homo sapiens, il cranio sia diventato più sottile rispetto agli altri ominidi.
Una scatola cranica meno spessa trasmetterebbe proporzionalmente più vibrazioni nel CSF, quando si emettono dei vocalizzi.
Un assunto, per altro, avallato dal fatto che i suoni arrivano all’orecchio, non solo attraverso l’aria, ma anche per conduzione ossea, cioè facendo vibrare le ossa del cranio.
E’ proprio per questo che la nostra voce suona strana quando la sentiamo registrata: le ossa infatti trasmettono in modo più efficace le frequenze basse e così la voce appare più corposa e profonda.
In conclusione, visti in questa prospettiva, assottigliamento e la pratica del canto sarebbero andati di pari passo e sarebbero frutto dell’evoluzione.