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Un volto insalubre

Quando incontriamo o conosciamo qualcuno possiamo possiamo intuire molte cose di lui o lei senza che ce ne parli.

Dall’abito e dagli accessori possiamo capire la posizione sociale e anche che tipo di lavoro fa; dalla postura e da dove dirige lo sguardo possiamo renderci conto quanta stima abbia di sé e quanto sia a suo agio nelle relazioni sociali e così via.

Una delle cose che possiamo cogliere è anche il suo stato di salute: tratti tirati, pelle sciupata, colorito grigiastro, eruzioni cutanee e macchie ci danno l’idea che la persona sia malata o, comunque, che sia di salute cagionevole.

L’idea che dall’aspetto si possa capire quanto uno sia sano non è solo una convinzione della cultura popolare, ma anche un fatto dimostrato dalla scienza.

In una ricerca condotta da Audrey Henderson, Julie Lasselin, assieme ad altri colleghi, ad esempio, hanno indagato sull’impatto del colorito della pelle.

Per farlo, hanno coinvolto 22 partecipanti caucasici in salute, cui sono state fatte due iniezioni: la prima con lipopolisaccaride (una tossina – in questo caso innocua – presente nella membrana esterna dei batteri e che induce l’organismo a produrre gli anticorpi); la seconda con un placebo (soluzione fisiologica).

Dopo di che, a intervalli, la pelle è stata esaminata con uno spettrofotometro, un apparecchiatura per misurare l’intensità luminosa e la sua frequenza (cioè i colori) in modo analogo a quanto fa l’occhio.

Le rilevazioni hanno prodotto un cambiamento nel colorito della pelle già dalle prime ore. Circa dopo tre ore 1 a 3 ore dall’ inoculazione la pelle del viso risultava più “luminescente”, meno rossa e meno gialla: su un piano osservabile questo si traduce nel fatto che la cute appariva più sudaticcia (riflettendo maggiormente la luce) e meno rosata (il tipico colorito sano); mentre la pelle dell’avambraccio più scura, meno rossa e gialla: in altre parole, ci faceva più opaca e più pallida.

Un prelievo di sangue prima e dopo la contaminazione ha dimostrato, inoltre, che i livelli plasmatici di carotenoidi (il pigmento che ci rende abbronzati e che da l’impressione di salute) era diminuito.

In questo modo, gli autori dello studio hanno dimostrato che quando lo stato di salute é scadente, la nostra pelle lo riflette; verosimilmente a causa di ridotto afflusso di sangue e di una carenza di ossigenazione dei tessuti.

Un volto abbronzato da l’idea di essere più sano, ma il perché non è così intuitivo. La tintarella (un aspetto giallognolo e brunito) é dovuta principalmente dalla presenza di melanina e di carotenoidi.

La melanina migliora la fotoprotezione e sembra sia coinvolti nell’efficienza delle difese immunitarie; per contro, può contribuire alla carenza di vitamina D.

I carotenoidi (un pigmento giallo che si trova nei vegetali) contribuiscono all’aspetto salubre in alcune specie di uccelli e di pesci (i segni esteriori di un organismo sano e valgono come criterio nella scelta del partner).

Nell’essere umano, un buon livello di carotenoidi (assunti con l’alimentazione – carote, pomodori, peperoni gialli, salmone e uova) é associato con un migliore sistema immunitario, una più efficace protezione dai danni dei raggi solari e una buona capacità riproduttiva.

Un colore rosato, specie delle guance è segno di buona salute. Ne hanno dato prova sperimentale Ian Stephen, Miriam Law Smith e Michael. assieme ad altro ricercatori.

Nel loro studio hanno mostrato si partecipanti dei volti sullo schermo di un computer, dando loro modo di modificare a piacimento la miscelazione e l’intensità dei colori per conferirgli un aspetto sano.

Ne é emerso che pressoché tutti hanno dato una “mano” di rosso. In effetti, proprio un colorito arrossato è indice di una buona ossigenazione del sangue. L’ossigeno, infatti, viene trasportato per lo più dall’emoglobina contenuta nei globuli rossi.

Così, una faccia rubiconda diventa segno di una buona efficienza del sistema cardiovascolare e, indirettamente, del fatto di avere sane abitudini di vita, come stare esposti all’aria aperta e praticare dell’esercizio fisico regolarmente.

Anche l’aspetto florido, però, da il suo il suo peso al riguardo. E’ quanto hanno intuito i ricercatori inglesi Vinet Coetzee, David Perrett e Ian Stephen. Questo aspetto é dato da quanto appare pieno, cioè dalla quantità di tessuto adiposo.

Una loro indagine al riguardo ha dimostrato che le “guanciotte” conferiscono al viso una maggiore attrattiva e lo fanno apparire più in salute.

Non si tratta però di un illusione, commentano gli autori: la quantità di tessuto adiposo nel viso é infatti legato alle infezioni che si sono contratte e al buon funzionamento del sistema cardiovascolare.

Un dettaglio che suscita l’idea che una persona sia malata sono le occhiaie (un alone scuro sotto gli occhi). L’abuso d’alcol o l’Insonnia sono le cause più comuni di questo inestetismo, ma non le sole.

In un articolo pubblicato su “journal of cosmetic dermatology” dalle dermatologhe Fernanda Magagnin Freitag e Tania Ferreira Cestari elencano, infatti, una serie di problemi di salute che possono dare luogo alle occhiaie.

Uno di questi sono le allergie o la rinite allergica: la pelle sotto gli occhi é molto più sottile che altrove; inoltre, é una zona intensamente vascolarizzata.

Per approfondire

Questa combinazione fa si, che l’istamina, rilasciata dal sistema immunitario quando si viene a contatto con gli allergeni provochi una dilatazione dei capillari, che diventa visibile proprio perché l’epidermide
é poco spessa.

Oltre, alle allergie le occhiaie possono essere segno di carenza di
ferro (che provoca un ridotto apporto di ossigeno ai tessuti dell’occhio)
e, alle volte, di patologie più serie come ipotiroidismo e problemi
al fegato.

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