
Se fai carriera perdi l’intuito
La loro abilità di giudizio, si suppone, sia stata raffinata dall’esperienza e dalla conoscenza dei requisiti professionali, personali e sociali per un dato ruolo o mansione.
A dispetto di questa credenza, sembra, però,che più passa il tempo, più un esperto nel reclutamento e nella gestione delle cosiddette “risorse umane” perda il suo talento.
Lo hanno provato gli psicologi Daniel Re e Nicholas Rule con un recente studio appena pubblicato su “Journal of nonverbal Behavior”.
Per constarlo, i ricercatori hanno reclutato due gruppi di partecipanti: degli studenti di economia e di letteratura e dei veri dirigenti e amministratori d’azienda.
Entrambi i gruppi sono stati coinvolti in un compito di decodifica di espressioni facciali.
Bene, alla resa dei conti, i manager sono risultati decisamente scadenti a paragone con gli “ingenui” universitari.
Il motivo delle valutazioni grossolane e approssimative dei primi é verosimilmente imputabile ad un ragionamento di tipo “economico” e a presunzione.
Chi riveste una posizione elevata in un’azienda vede e valuta ogni giorno numerose persone. Con il tempo, comincia a farsi un certo occhio nel giudicare chi ha fronte; fiducioso del proprio fiuto, il manager finisce, però, a crearsi degli stereotipi.
Di conseguenza, la percezione viene sostituita da schemi che letteralmente lo rendono “miope” e “saccente”, portandolo quindi a interpretare il linguaggio del corpo in modo molto più impreciso dei “novellini”.