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Le intenzioni e gli atteggiamenti che intendiamo nascondere possono essere traditi  da un particolare tipo di gesti detti ” lapsus gestuali”.

A chi non è capitato di dire il nome di una persona invece di un’altra, invertire la sintassi di una frase o pronunciare una parola mescolandone due diverse che abbiamo in testa.

Al riguardo Berlusconi ha fatto una figura davvero magra: durante una conferenza sulle manovre d’emergenza per il terremoto in Abruzzo nel 2009 ha detto “abbiamo fatto l’organizzazione del terremoto in Abruzzo; in 48 ore abbiamo messo sotto una copertura 122 tangentopoli (invece di tendopoli) organizzate con ….”

Un lapsus tradisce un nostro pensiero generalmente con una “condensazione” di parole; lo stesso però può essere fatto attraverso i gesti.

In particolare nell’esecuzione involontaria dei gesti chiamati “emblemi”: questi sono azioni che vengono apprese in una specifica cultura in modo analogo al linguaggio e che valgono sono in quella società: ad esempio, il gesto quasi universale dell’ok a Malta ha un significato offensivo ed è esibito quando si intende comunicare che qualcuno è omosessuale.

Gli studiosi Jiang Xu Patrick J. Gannon Karen Emmorey e altri colleghi hanno scoperto, tramite la FMRI (una tecnica per la visualizzazione del cervello) che questi gesti sono elaborati nelle stesse aree cerebrali, temporali frontale e posteriori, dove vengono rappresentati i concetti linguistici.
Questo significa che gli emblemi subiscono gli stessi processi e le “disfunzioni” del linguaggio parlato: come appunto, i lapsus.

Paul Ekman, il più eminente ricercatore sulle espressioni facciali, noto al grande pubblico per essere il consulente della serie tv “Lie to me”, puntualizza che questi gesti sono messi in atto in modo intenzionale e voluto; tuttavia, quando non vogliamo manifestare i nostri atteggiamenti apertamente o tentiamo di nasconderli, possiamo tradirli eseguendo un emblema in modo inconsapevole.
In questo caso, precisa Ekman, il gesto viene prodotto in modo parziale e in una posizione diversa da quella solito (risulta così poco visibile).

Un comune lapsus gestuale tutto italiano è quello di sollevare il mento e grattarlo con una penna oppure di sfregarlo con il dito verso l’interno: quest’azione mima il gesto del “me ne frego”, in cui il mento viene alzato e con il dito indice piegato si danno dei colpetti sotto di esso.
Negli USA è molto diffuso l’emblema del mostrare il medio come segno di provocazione e insulto.
Anche qui il segno può essere espresso in modo inconscio.

Il presidente Obama è decisamenete impenitente e recidivo al riguardo; infatti è stato sorpreso almeno in ben quattro occasioni a produrre questo comportamento.

Nel primo filmato lo si osserva farlo in occasione di una conferenza alla Lehigh Carbon Community College in Allentown, tenuta il 4 dicembre 2009.
In quel discorso dice: abbiamo avuto Ed Pawlowsky sindaco di Allentown – forse prossimo membro del congresso. Abbiamo avuto John Callagan, sindaco di Bethlehm; in quel momento contrae le mascelle (un segno di collera) e quindi si sfrega la parte posteriore dello zigomo con il dito medio; inoltre, mentre parla di Callagan tiene sempre lo sguardo sul leggio; cosa che non fa parlando di Pawlosky e per il tutto il resto del discorso: questo cambiamento di atteggiamento può essere un modo (inconscio) per invitare i presenti a ignorare il personaggio;
Il motivo di questi segnali può stare nel fatto che Callagan sosteneva la sua avversaria per la candidatura democratica alle elezioni presidenziali americane, cioé Hillary Clinton (tra i due non è mai corso buon sangue).

Nel secondo filmato, ripreso il 3 novembre 2008 durante un comizio a Jacksonville, in Florida: mentre si congratula con il concorrente John McCain per la sua strenua campagna elettorale, prima si sfrega il naso (già di per sé un segno di fastidio); poi mentre dice: “he [John McCain] – con il dito medio e poi si pulisce l’angolo del labbro destro- is …” .

In una terza occasione si gratta lo zigomo destro con il medio mentre, riferendosi a Hillary Clinton durante un dibattito tenuto 17 aprile 2008, dice “she [Hillary Clinton, n.d.r.] is … [taking every opportunity …]

Nell’ultimo (o il primo in ordine cronologico) il presidente americano saluta l’opposizione (dice testualmente: “our friends – pronunciato probabilmente in modo ironico – in the other partis are planning the vote against this reform) e si gratta davanti all’orecchio destro con l’indice (un segnale di fastidio); poi dice “the leader” [John Boethe, n.d.r] – so that the leader of this republic says that isn’t us … so the financial reformers…) si sfrega nuovamente in faccia con il medio (questa volta da due colpetti sul sopracclglio).
Il valore negativo dell’estensione del dito medio è talmente radicata (per lo meno nella cultura americana) che farlo senza alcuna ragione mentre ascoltiamo qualcuno ci evoca una certa animosità.

E’ quanto hanno dimostrato gli psicologi Jesse Chandler e Norbert Schwarz dell’ Università del Michigan.

Nella loro indagine hanno chiesto ad un gruppo di partecipanti di valutare la condotta di un personaggio in una storia: contemporaneamente era stato chiesto loro di muovere avanti e indietro il dito “A” (pollice), oppure il dito “B” (indice) o il dito “C” (medio) sopra un sensore di movimento.

Per approfondire

L’esperimento era stato spacciato per uno studio di comprensione linguistica.

Il protagonista della storia faceva un’azione ambigua che poteva essere interpretata come aggressiva o assertiva.
Bene, chi aveva mosso il dito medio giudica il personaggio più ostile rispetto a chi aveva allungato le altre dita.

Insomma, questo dito è un vero e proprio malandrino!

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