
L’impulso aggressivo ha dei cicli
Fin qui niente di strano, ma l’avremmo mai detto che si possa essere più o meno collerici a seconda del momento della giornata?
É quanto hanno scoperto i neuroscienziati
William Todd, Henning Fenselau, Clifford Saper, assieme ad altri colleghi.
Questi studiosi sono partiti dalla constatazione i pazienti affetti da Alzheimer e altre forme di demenza comunemente sperimentano la cosiddetta “sindrome del tramonto”: un repentino peggioramento della confusione, dell’agitazione e dell’intemperanza al calar del sole.
La periodicità con cui si manifesta questo cambiamento ha fatto supporre agli studiosi che questo fenomeno potesse essere governato dall’orologio biologico, una struttura del cervello che scandisce i ritmi del nostro corpo e che é sincronizzato dall’alternanza di ore luce e ore di buio.
Già da tempo, per altro, siamo a conoscenza che l’orologio circadiano esercita il controllo sui cicli veglia/sonno, sulla temperatura corporea, sulla digestione, sulle fluttuazioni ormonali e su altre funzioni fisiologiche e atteggiamenti.
Ora, per la prima volta, un team di neuroscienziati, che ha condotto lo studio presso il BIDMC, Beth Israel Deaconess Medical Center ha dimostrato il controllo circadiano dell’aggressività in topi maschi e ha identificato i neuroni e i circuiti specifici che regolano questa ciclicità.
Saper e colleghi hanno analizzato interazioni aggressive tra ratti di sesso maschile: per verificare se la propensione alla violenza fosse influenzata dalla fase della giornata: praticamente, altri roditori venivano introdotti nelle gabbie in orari diversi.
La conta degli attacchi e la loro veemenza da parte dei “padroni di casa” verso gli intrusi ha messo in luce che l’aggressività era più o meno intensa a seconda della momento in cui venivano effettuate le “violazioni di domicilio”: al mattino le reazioni erano più miti, mentre al tramonto o di sera i roditori erano più inferociti.
Dopo questa constatazione, gli studiosi hanno pensato di ricorre alla tecnica dell’ optogenetica, attraverso la quale è possibile attivare e disattivare precise popolazioni di neuroni per mezzo di impulsi luminosi.
L’obiettivo era modificare il funzionamento dei neuroni della zona subparaventicolare ventrale (vSPVZ): una struttura cerebrale connessa da un lato ai recettori della luce della retina e dall’altro con il nucleo soprachiasmatico, una regione dell’ipotalamo (una delle parti più primitive del cervello) che sovrintende i cicli biologici.
Per approfondire |
![]() |
Spegnendo o “accendendo” i neuroni della vSPVZ, i ricercatori hanno scoperto il perché dei cambiamenti delle reazioni aggressive in relazione alla luce: quello che é stato evidenziato é una stretta connessione tra il nucleo soprachiasmatico e una sub-regione dell’ipotalamo (chiamata VMHvl) nota
per essere la causa di violenti attacchi quando sollecitata nei topi maschi.
Nell’insieme, gli studi condotti hanno dimostrato che in modo analogo a quanto fa la luce, stimolando i neuroni della zona subparaventicolare ventrale, gli animali apparivano più mansueti; mentre, inibendoli (anche qui imitando l’effetto delle tenebre) i topi diventavano più intolleranti e aggressivi.
Lascia un commento