
Le pupille sono “eloquenti”
Proprio questa caratteristica consente di cogliere distintamente i movimenti degli occhi e, attraverso quelli, di comprendere emozioni, intenzioni e processi mentali delle persone con cui abbiamo a che fare.
Al centro dell’iride, abbiamo una parte più scura: la pupilla che, grazie alla contrazione e e alla dilatazione dell’iride cambia di dimensioni.
Questi cambiamenti sono dovuti per lo più alla luminosità, ma si osservano anche se proviamo paura, collera, gioia, sorpresa o se siamo concentrati, interessati a qualcosa o in uno stato di profondo relax.
È stato dimostrato, inoltre, che la dilatazione delle pupille riflette il cosiddetto carico cognitivo (un modo tecnico per definire lo “sforzo mentale”) e si è appurato che varia quando siamo impegnati in attività che richiedano il tenere a mente qualcosa, il ragionamento o la lettura.
Quando le variazioni di diametro della pupilla, legate all’emotività o all’attività di pensiero sono pressoché impercettibili, ma le rileviamo, comunque, in modo inconsapevole e condizionano il nostro giudizio.
Numerosi studi, ad esempio, ha messo in evidenza che se le pupille dell’altro sono dilate quest’ultimo suscita in genere un’impressione favorevole: appare attraente, socievole e degno di fiducia; per contro, chi ha le pupille strette risulta rigido, freddo, distaccato e inaffidabile.
Olivia Kane e Thailandia Whewtley hanno osservato che la dimensione delle pupille in una coppia di interlocutori può perfino sincronizzarsi (cioè, le pupillle dell’uno e dell’altro possono dilatarsi o restringersi simultaneamente durante una conversazione). La sincronia tende ad essere massima quando il discorso si fa molto coinvolgente e minore quando langue; inoltre, questa coordinazione dipende da quanto chi parla sa essere espressivo e dalla misura in cui l’ascoltatore é empatico.
Una nuova ricerca degli psicologi Marco Brambilla, Marco Biella e Mariska Kret ha dimostrato, sperimentalmente, che se incontriamo qualcuno che ha le pupille larghe é più facile che sentiamo l’impulso ad interagire con lui o lei, che se ha pupille piccole.
Per provarlo hanno reclutato cinquanta volontari, cui, per prima cosa e stato chiesto di prestare attenzione ad una successione di volti che apparivano sullo schermo di un computer.
Il primo compito dei partecipanti era, manipolando un joystick, portare verso di se le facce con le pupille strette e respingere quelle con le pupille ampie; l’effetto di questa azione era che i volti si ingrandivano o si rimpicciolivano; questo per simulare l’esperienza di quando una persona si avvicina per interagire o si ritrae.
Successivamente, agli stessi soggetti è stato chiesto di fare il contrario.
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L’esito ha dato prova che la dilazione delle pupille incide in modo considerevole sul piacere o sull’insofferenza che avvertiamo quando incontriamo qualcuno e abbiamo uno scambio con quest’ultimo.
Nella simulazione dell’approccio I partecipanti, infatti, erano più restii ad avvicinare i volti con le pupille piccole (fatto dedotto dal movimento più esitante del joystick) e più ben deciso se le pupille erano dilatate.