
Con il corpo impari meglio l’aritmetica
Nella nota favola di Collodi, Pinocchio invece di andare a scuola si faceva irretire dall’amico Lucignolo e preferiva sollazzarsi (o almeno così pensava lui) nel “Paese dei Balocchi”.
L’avversione per lo studio del personaggio del libro é emblematica di un atteggiamento generalizzato degli studenti: a buona parte di loro, insomma, la scuola proprio non piace.
In particolare, c’é una materia che agli scolari va proprio di “traverso”: la matematica! Con un sondaggio condotto su 1500 studenti, Studenti.it ha messo in luce che per il 38% di loro questo insegnamento é tra più detestati, ostici e ansiogeni.
Non si tratta nemmeno di una sincrasia italiana: sembra che gli alunni di tutto il mondo vedano in questa disciplina “la bestia nera” delle materie di studio.
Un’indagine condotta da un’equipe di psicologi guidati da Sian Beilock, ricercatore all’Università di Chicago ha messo in luce che, messi di fronte ad un problema matematico, gli studenti tendono a sviluppare una reazione d’ansia: questa sensazione non solo un disagio interiore, ma attiva l’insula posteriore: una regione del cervello coinvolta nella percezione del pericolo e nell’esperienza del dolore.
A provocare la paura di fronte ad un compito matematico non sarebbe tanto la complessità dell’operazione, quanto il fatto di non sentirsi adeguati: il che paralizza le facoltà cognitive e satura la capacità di memoria a breve termine (un archivio temporaneo dei dati), uno “spazio mentale” indispensabile per elaborare dei calcoli “aritmetici”.
In ogni caso, uno degli ostacoli principali a comprendere e destreggiarsi con la matematica é la sua astrattezza.
Così, basandosi sui presupposti dell’intelligenza corporea o cognizione incarnata (che illustra come le sensazioni corporee possano influenzare il pensiero), Florian Krause, ricercatore alla Radboud University, ha ipotizzato che se a questa disciplina fosse data sostanza, accostandola a delle percezioni sensoriali sarebbe stato più facile assimilarla; inoltre, lo stesso studioso ha supposto che questo tipo di abbinamento abbia basi innate e venga poi disimparato.
Krause ha, così, condotto una serie di esperimenti. In uno di questi ha chiesto ai partecipanti di identificare nel più breve tempo possibile i numeri più alti o bassi in un insieme scritto su delle tabelle: alcuni casi, i numeri più grandi erano scritti anche con un carattere più grande e i quelli più piccoli con caratteri piccoli; in altri, dimensioni e valore dei numeri invece non corrispondevano: ne é emerso che quando c’era congruenza (ad ese. numero altro e di dimensioni maggiori) i soggetti erano più tempisti; per contro, l’incoerenza (un “1” scritto a caratteri cubitali) il ragionamento era più lento.
Questo studio dimostra quindi che se dimensione spaziale e valore numerico vengono abbinati é più facile che il concetto venga appreso.
In un secondo esperimento, l’autore ha dato prova che anche i bambini molto piccoli hanno una comprensione sensoriale dei numeri: Krause li ha fatti giocare con un semplice giochino per PC; il compito consisteva nel sollevare un piatto che conteneva pochi o molte mele o pere premendo un pulsante.
Per approfondire |
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Sebbene non ci fosse nessuna relazione tra la forza impressa al tasto e
la quantità di frutta, i bambini tendevano a prememere di più quando sul piatto c’era un numero maggiore di pezzi.
In conclusione, se nell’insegnamento della matematica facciamo vedere che due dadi occupano meno spazio di venti; che un sacchetto con dieci mele pesa di più che un sacchetto con una sola mela o illustriamo altre associazioni simili diamo modo di fare sviluppare una rappresentazione sensoriale dei calcoli e anche di altre operazioni più complesse, “esorcizzando” quindi questa materia e facendo sì che possa essere compresa in modo molto più chiaro e comprensibile.