Il sonno libera dallo stress
Quando si dorme “sodo” le naturali oscillazioni neuronali diventano altamente sincronizzate stabilizzandosi ad un ritmo molto lento; inoltre, cala la frequenza cardiaca e si abbassa anche la pressione sanguigna. In pratica, mente e corpo raggiungono uno stato di quiete, azzerando ansia e stress.
Sempre nella stessa indagine gli scienziati hanno appurato che, per contro, una notte insonne o agitata provoca una sospensione dell’attività della corteccia prefrontale mediale (che normalmente aiuta a tenere sotto controllo l’ansia), mentre le regioni emotive del cervello (più profonde) entrano in uno stato di ipereccitazione.
Viceversa, un sonno profondo ha la capacità di ripristinare il corretto funzionamento della corteccia prefrontale riducendo la reattività emotiva e fisiologica e prevenendo l’escalation dell’ansia.
Dormire bene é un “detox” per il cervello
Dormire bene é meglio di un ansiolitico, ma il suo effetto benefico é davvero straordinario: ìl sonno, infatti, è un vero e proprio “spazzino” per il nostro cervello. Lo ha messo in luce un’equipe di ricercatori della Boston University. Nel momento in cui entriamo nel sonno l’attività del cervello si riduce, il sangue defluisce (riducendo la pressione cerebrale) e questo consente l’afflusso di una sorta di “detersivo” (il CSF,liquido cerebrospinale) che letteralmente lava via le tossine.
Per la prima volta è stato possibile rilevare questo processo grazie all’utilizzo contemporaneo della fMRI (risonanza magnetica funzionale) e dei tracciati elettroencefalografici: lo scambio fra i liquidi avviene nel momento in cui le onde cerebrali si fanno estremamente lente; in quel frangente, con un pulsare ritmico, il liquido cerebrospinale si diffonde. Con l’invecchiamento questo “sistema idraulico” tende ad “incepparsi”; per altro, sembra sia proprio questa la causa di malattie degenerative del sistema nervoso centrale come la sclerosi multipla o l’Alzheimer.
Il sonno tiene pulite le arterie
Dormire bene non serve solo a mantenere l’efficienza del cervello (e delle facoltà cognitive), ma è essenziale per ridurre l’accumulo di triglicedi e colesterolo nel sangue. Lo hanno scoperto i medici Josiane Broussard, David Ehrmann; Eve Van Cauter, assieme ad altri colleghi dell’Università di Chicago.
Questi ricercatori, sottoponendo un gruppo di partecipanti ad una parziale privazione del sonno, hanno messo in evidenza che dormire poco altera la capacità dei tessuti grassi di rispondere all’insulina: questo ormone ha la funzione primaria di sintetizzare il glucosio dalle cellule corporee, ma ha anche un altro importante “compito: quello di “stipare” i lipidi nel tessuto adiposo, con la conseguenza che, quando questo non avviene, queste sostanze si riversano nel flusso sanguigno. In chi soffre di insonnia questa funzione viene ridotta di ben il 30%!.
L’esperimento ha coinvolto 7 volontari (sei uomini e una donna, tutti giovani, “asciutti” e in buona salute). Il gruppo ha dormito in laboratorio in due condizioni: nella prima sono stati riposare per 8,5 ore per quattro notti consecutive. In quella successiva hanno trascorso 4,5 ore a letto per le seguenti quattro nottate. L’assunzione di cibo (rigorosamente controllata) era la stessa in entrambi i contesti di studio.
La mattina dopo la quarta notte (in entrambe le cicostanze: sonno lungo e breve) ogni soggetto è stato sottoposto ad un test per misurare la sensibilità all’insulina del corpo intero. Inoltre, ricercatori hanno eseguito una biopsia, rimuovendo le cellule adipose addominali dall’area vicino all’ombelico di ciascun volontario. Quindi hanno valutato il modo in cui queste cellule adipose rispondevano all’insulina. Proprio questi esami hanno dato prova che se l’organismo non riposa, il metabolismo si altera e, alla lunga, questa condizione può portare a complicazioni cardiovascolari.
E’ importante dormire quando fa notte
Per approfondire |
Il sonno per fare il suo “dovere” deve essere continuato e notturno commenta in un’intervista David Dinges, direttore della divisione del sonno e della cronobiologia presso il dipartimento di psichiatria dell’Università della Pennsylvania.
“Un sonno frammentato”, precisa lo studioso, “è meno ristoratore di quando facciamo -tutta una tirata-; inoltre. Il sonno deve seguire il ritmo circadiano (alternanza di luce e buio): quindi dormire di giorno per chi lavora a turni o fa un lavoro che lo porta sistematicamente a -fare le ore piccole- non da lo stesso beneficio del dormire di notte.