La paura desta l’attenzione inconscia

IL CERVELLO è il nostro terzo occhio. E ci protegge, anche se ne siamo inconsapevoli. Quando un potenziale pericolo sfugge al nostro campo visivo, infatti, il sistema nervoso interviene a nostra insaputa, attivando il corpo in modo che possa rispondere prontamente. Una reazione istintiva che può anche provocare sbalzi d’umore e non siamo in grado di spiegarci razionalmente. A scoprirlo è uno studio dell’università di Bologna. Una ricerca che chiarisce i modi in cui il cervello umano elabora le informazioni visive che segnalano pericolo.

Lo studio – di Roberto Cecere, Caterina Bertini ed Elisabetta Ladavas, pubblicato sulla rivista Journal of Neuroscience – ha analizzato il contributo delle vie visive corticali e sottocorticali. Nel corso dei test effettuati, i partecipanti dovevano scegliere il più rapidamente possibile l’emozione espressa da visi proiettati sulla metà sinistra dello schermo di un computer. Mentre sulla metà destra erano mostrate immagini di volti che esprimevano paura o felicità . Le figure apparivano per pochi millisecondi ed erano subito coperte con l’immagine di un altro volto “neutro” in modo che la percezione delle emozioni fosse subliminale. Per eliminare il contributo della corteccia visiva, i partecipanti erano inoltre sottoposti a stimolazione transcranica con correnti dirette (tDCS), una tecnica non invasiva, in cui viene erogata sullo scalpo una corrente elettrica continua di bassa intensità in grado di influenzare le funzioni neuronali.

I risultati hanno mostrato che i partecipanti fornivano risposte più rapide agli stimoli presentati sulla sinistra dello schermo, solo quando nella parte destra era presente un volto subliminale che esprimeva paura. Questi dati rivelano che l’emozione della paura può essere elaborata dal cervello in maniera inconsapevole, anche quando il contributo della corteccia visiva è eliminato. E suggeriscono l’esistenza di un circuito sottocorticale che si attiva in maniera molto rapida alla presenza di stimoli visivi potenzialmente pericolosi, anche quando questi non sono percepiti consapevolmente. Il meccanismo consentirebbe all’organismo di attivare risposte motorie veloci e automatiche, utili per difendersi in caso di pericolo.