Quali parti del corpo vanno osservate nella lettura del Linguaggio del Corpo?
Risposta: Anche quando stiamo zitti, abbiamo un corpo che “spiffera” continuamente quello
quello che pensiamo o proviamo.
Non c’è parte di noi che non comunichi qualcosa: perfino la direzione dei piedi o la loro postura o il colorito dell’addome possono tradire dei messaggi.
Naturalmente, ci sono parti più chiacchierone e parti meno espressive; al riguardo, sicuramente la “palma” dell’esuberanza spetta al volto: una miriade di muscoli possono animarsi per dare luogo ad un’espressione e segnalare le più’ sottili sfumature di un’emozione.
Alla “vivacità’” della faccia fa da contraltare la staticità apparente di altre zone: tuttavia, anch’esse si fanno sentire nel “concerto” della comunicazione non verbale: il petto o l’addome possono arrossire o diventare “maculati”: questo accade, nel primo caso, quando c’è eccitazione sessuale (e in particolare nelle donne) o, nel secondo, quando un impulso o un’emozione vengono inibiti.
Possiamo controllare la nostra comunicazione non verbale o simulare con il corpo?
Risposta: Esiste una leggenda riguardo i messaggi del corpo: e cioè che siano sempre
genuini perché, si ritiene, non siano controllabili. La realtà é invece che in una certa misura e in rapporto al nostro sesso, al nostro carattere e alle condizioni emotive, siamo in grado di esercitare una vigilanza su quello che esprimiamo.
Alcuni di noi sono più consapevoli di quello che comunicano con il corpo, altri di meno; cosi’, é stato dimostrato che le donne hanno una discreta familiarità con i segnali che esprimono; lo stesso vale per gli attori o per chi, per motivi di lavoro (come i caricaturisti, i pittori in genere, i venditori, ecc.) deve sviluppare un particolare intuito per questa dimensione della comunicazione.
La nostra espressività corporea dipende anche dalla nostra personalità e dal nostro stato d’animo: c’è chi é di suo piuttosto freddo, analitico e “asettico”: i messaggi non verbali di questo tipo di persona sono piuttosto ridotti, proprio perché dispone di un alto autocontrollo. Sull’altro versante ci sono le persone emotive, che appaiono “libri aperti” e non riescono a frenarsi anche a volerlo.
Naturalmente, incide molto anche lo stato d’animo: se le nostre emozioni sono molto intense, facciamo fatica a trattenerle. Se siamo in ansia, ad esempio, il nostro corpo “intona” una vera e propria e sinfonia: abbiamo tic involontari al volto, la nostra vena giugulare sul collo si ingrossa e sembra un martello pneumatico, le nostre mani artigliano l’aria; cambiamo spesso posizione del corpo e saltelliamo con i piedi.
Possiamo anche mentire senza darlo a vedere: se non ci sentiamo in colpa o minacciati in alcun modo, possiamo anche non farci sfuggire alcun segnale.
Alcuni individui particolarmente calcolatori o allenati riescono perfino a imbrogliare la cosiddetta “macchina della verità” che registra variazioni corporee veramente sottili.
Come ci si accorge se qualcuno ci sta mentendo?
Risposta: Talvolta esprimiamo messaggi contraddittori: diciamo qualcosa a parole, e il il contrario o altro con il corpo. Un modo per riconoscere queste incongruenze è la valutazione del “rapporto temporale” tra un gesto e la parola; ormai è provato che i gesti anticipano sempre quello che stiamo per dire; se accade il contrario, significa che il messaggio verbale è “non sentito”: per esempio, se qualcuno afferma di essere in collera con il partner o con il capoufficio e dopo averlo detto batte un pugno sul tavolo, verosimilmente la sua “rabbia” è più scena che altro. Il controllo che abbiamo di noi “declina” a partire dalla testa e arrivando ai piedi; inoltre è inferiore sul lato sinistro del corpo e maggiore su quello destro. Così, se subodoriamo che le parole del nostro interlocutore non siano sincere o “sentite”, conviene fare attenzione a cosa fa con la parte inferiore del corpo (specie, bacino, gambe e piedi) e con il lato sinistro. Per esempio qualcuno può dirci di trovarsi a proprio agio in un dato ambiente, ma tenere un piede orientato verso una potenziale via di fuga (una porta, un uscio, ma anche – l’inconscio non va molto per il sottile – una finestra); in questo modo il suo messaggio verbale sarebbe contraddetto dalla posizione che assume. Un altro esempio è quello di qualcuno che ci dice di andare d’amore e d’accordo con il partner o il capoufficio e contrae al tempo stesso la mano sinistra, come se stesse per chiuderla a pugno.
Come si capisce se l’interlocutore é interessato a quello che diciamo?
Risposta: quando qualcuno é colpito dalle nostre parole o dai nostri argomenti, possiamo notare segnali involontari che lasciano trapelare il suo interesse.
Se l’altro é seduto, può inclinare il busto in avanti mentre affrontiamo un certo tema: quanto più é interessato, tanto più la sua muscolatura apparirà tesa e scattante (per farsene un’idea, basti pensare al tifoso che guarda la TV mentre é in attesa del calcio di rigore).
Alle volte, quando l’interesse é inferiore o l’altro non intende darlo troppo a vedere, può limitarsi a sollevare un piede e a tenerlo eretto o a tenere una mano come sospesa nell’aria.
Se un argomento risulta molto piacevole, l’interlocutore potrà comportarsi come se si trovasse di fronte ad un cibo piuttosto gustoso o ad una persona che trova attraente: potrà cosi’ leccarsi le labbra, passarsi la mano fra i capelli, manipolare un accendino, un telefonino, una penna e altro.
Quello che ci fa capire che l’interesse non é rivolto a noi, ma a quello che diciamo é il fatto che l’atto viene eseguito immediatamente dopo una parola o un argomento che abbiamo esposto (in genere, passa circa un secondo fra lo stimolo e la reazione).
Cosa dobbiamo guardare per capire se piacciamo a qualcuno?
Risposta: Il corteggiamento é spesso una situazione piuttosto “ spinosa” per chi é attratto si mobilitano diverse paure, come il timore di fare brutta figura, di essere rifiutati, di venire presi in giro e via dicendo.
Di conseguenza, si tende a procedere con una certa cautela: da un lato si desidera rendere il partner partecipe di ciò che si prova; dall’altro, temiamo la sua reazione e cosi’ cerchiamo di frenarci o di mascherare i sentimenti.
Quello che ne viene fuori é inevitabilmente una comunicazione ambigua e piena di contraddizioni, che naturalmente aumentano quanto più é alta la posta in gioco.
Di sicuro le donne sono più abili e maliziose nel gestire i messaggi amorosi o di attrazione.
La psicologa Monica Moore della Web University, osservando il comportamento di approccio nelle discoteche e nei bar, ha catalogato ben 52 segnali che le donne del suo studio usavano per ammaliare i presenti.
Tra questi, alcuni sono segnali generici di disponibilità: come muoversi senza sosta in una sala, gettando occhiate qua e là o ballare da sola.
Altri sono utilizzati quando viene individuato un prescelto: la donna gli si avvicina e balla a circa un metro da lui; lo guarda e, quando si accorge di essere stata notata, si allontana dal gruppo; gli lancia occhiate ripetute, e cosi’ via.
La studiosa ha anche rilevato che queste astuzie vanno spesso a buon segno.
Diverso e’ il discorso per i maschietti che non solo si mostrano piuttosto monotoni e grossolani cercando di sedurre con il linguaggio del corpo, ma le loro frecce sono in genere spuntate. Quando un uomo vuole fare bella figura su una donna, assume pose dominanti con braccia e gambe larghe; mette le mani sui fianchi; ride e parla con un tono più basso e un volume più sonoro; mette in mostra i muscoli (ad esempio, solleva la manica fino al gomito o si tocca la coscia, spesso un pò sollevata).
Come detto, il gentil sesso di solito non si lascia incantare da queste esibizioni.
Esistono anche indizi di attrazione che vengono però realizzati in modo involontario e che sono pressoché “unisex”.
Il modo di guardare e i cambiamenti dell’occhio ne sono un esempio: le pupille possono dilatarsi (lo sguardo, in questo caso, sembra come trafiggere l’interlocutore, senza fissarsi in niente di preciso); inoltre, si tende a guardare più spesso l’altro a livello degli occhi e meno sul resto del volto o su mani o tronco).
Un altro segno di piacere é dato dalla frequenza dell’ammiccamento palpebrale: le ciglia vengono sbattute anche 4 volte più veloce del normale. Numerosi segni di gradimento sono poi collegati alla regione delle bocca: la lingua può passare sul labbro superiore; le labbra possono essere mordicchiate, premute o spinte verso l’esterno; mentre si ascolta, la bocca é dischiusa e talvolta si appoggia un dito in prossimità di essa.
Anche i capelli sono oggetti di intense “attenzioni” se qualcuno davanti a noi ci piace: la chioma può essere ravviata, aggiustata (più spesso dai maschi); una ciocca può venire annodata su un dito (da parte delle donne) o i capelli possono essere uniti in una treccia (sempre femminile).
Se non stiamo interagendo con una persona che ci ha “puntato”, l’orientamento del suo corpo tradirà in genere il suo interesse: oltre a farci bersaglio di ripetute occhiate, infatti, potrà direzionare il suo bacino, le gambe o anche solamente i piedi verso di noi e mantenere questa posizione a lungo.
Il linguaggio del corpo ci dice qualcosa sul carattere del nostro interlocutore?
Risposta: La posizione delle spalle, il modo di toccare, pieghe e rughe che solcano il nostro nostro volto e i gesti abituali e altri segnali possono tradire quello che siamo e le nostre inclinazioni. Ad esempio, chi tende ad avere le spalle basse e curve è un tipo piuttosto chiuso e refrattario al contatto interpersonale. Chi tocca con naturalezza e spesso é in genere piuttosto estroverso, anticonformista, sicuro di sé e si piace.
Chi, invece, é generalmente schivo nel contatto é di solito inibito, insicuro, abitudinario, tradizionalista e trova di non essere particolarmente piacente.
Il tono e il volume della voce sono piuttosto rivelatori della personalità: i timidi parlano spesso con voce sorda, strozzata e sottile. Le persone dominanti e intraprendenti hanno invece una voce più tonante del comune e parlano abbastanza accelerato.
Sempre dal modo di parlare, si possono riconoscere gli individui pignoli, metodici e razionali: il loro timbro é medio e pressoché privo di variazioni; quando parlano sembrano avere un metronomo in testa che gli scandisca l’enunciazione delle parole.
Anche il loro movimento (anche se sembrano ingessati) é compassato e il gesto che fanno più di frequente é simile all’OK, ma fatto sul piano verticale quando vogliono puntualizzare qualcosa.
Per altro, questi individui hanno altre peculiarità sul piano non verbale: a tavola tendono a sistemare posate, oliera e altre suppellettili secondo un loro schema; sulla loro scrivania o nella loro stanza tutto é ordinato e a suo posto.
I loro contraltari, cioé individui eclettici, svagati, sognatori, hanno anch’essi un linguaggio del corpo caratteristico: appaiono sempre piuttosto scattanti e scomposti; inoltre, quasi sempre sono in movimento (fanno oscillare un piede, ondeggiano il tronco, ecc.) e gesticolano molto e in modo esuberante. Nell’eloquio appaiono piuttosto frettolosi e hanno un tono alto, di testa.
Infine, possiamo anche distinguere sempre dai segnali non verbali chi rappresenta l’equilibrio tra questi due estremi: la persona sensibile e con i piedi per terra: questi ultimi assumono spesso posture rilassate e comode; si muovono in modo armonioso e coordinato; i loro gesti sembrano i movimenti di un direttore d’orchestra.
La loro voce suona profonda e calda e il loro modo di parlare é in genere lento e “soppesato”.
Occorre essere esperti per catturare certi segnali?
Risposta: Alcune ricerche sembrano dimostrare che la capacità di cogliere i segnali sia
innata o per lo meno che, seppure, in modo intuitivo, chiunque é in grado potenzialmente di interpretarne il significato.
Il problema é che, dal momento che la nostra cultura misconosce questa dimensione della comunicazione, siamo portati ad ignorare o a minimizzare i messaggi di questo tipo. Di sicuro, le donne sono più abili degli uomini sia a comprende questo linguaggio sia a produrlo; inoltre, chi deve fare attenzione ai comportamenti non verbali per lavoro (come i venditori o gli educatori), acquisisce una maggiore confidenza con questi ultimi.
C’é modo di migliorare la propria capacità di leggere i segnali del corpo?
Riposta: Alcuni semplici esercizi possono affinare l’abilità a cogliere i segnali non verbali: per esempio possiamo metterci a seguire un talk-show e togliere l’audio; ci renderemo presto conto di quanti movimenti, variazioni di postura e gesti si facciano, e di come di solito questi vengano “oscurati dalla parola”. Sempre guardando la TV, possiamo chiudere gli occhi e limitarci ad ascoltare dialoghi e rumori prodotti: dopo un po’ cominceremo ad accorgerci del fatto che chi sta per parlare prende prima il fiato (sentiamo il rumore che fa un’inspirazione), diventeremo consapevoli di come i diversi argomenti vengano espressi con un modo di parlare più veloce, più lento o più “metallico” e cadenzato, o ancora, di come le persone nel camminare possano pestare i piedi, strascicarli, fare passi più rapidi e serrati o più lenti e titubanti (in questo caso, la persona farà una camminata il cui rumore è diverso a ogni passo).
Quando notiamo un gesto o una postura, può essere utile riprodurla o immaginarsi a farlo: la sensazione che ne riceviamo é verosilmente la stessa che prova chi stiamo osservando.
Un buon esercizio per capire da cosa sono scatenati gli atti non verbali é, poi, fare attenzione a quando siamo noi a fare un gesto involtontario e ripensare a cosa ci é passato per la mente o sa abbiamo sentito o osservato qualche attimo prima; in questo modo, potremo familiarizzare con il valore emotivo dei segnali non verbali e, proprio attraverso la nostra esperienza personale, intuire cosa può avere indotto qualcun altro a fare lo stesso comportamento.
Un senso molto trascurato, ma non meno importante è quello del tatto: con la complicità degli amici possiamo, tenendo la mano sull’altro, percepire le variazioni del suo respiro, gli scatti involontari, la rigidità o la rilassatezza della sua muscolatura al nostro contatto (fatto questo molto importante per stabilire il grado di accettazione della nostra persona da parte dell’interlocutore o il partner).
Come si impara a leggere ed interpretare i messaggi del corpo?
Risposta: Il modo migliore per capire i segnali del corpo ed imparare ad utilizzare il prorpio linguaggio non verbale in modo intenzionale è frequentare un corso sul tema.
Leggere dei libri può essere utile, ma non va confuso con una vera preparazione: altrimenti, sarebbe come aspettarsi di acquisire un’arte marziale, leggendone un manuale.
Quando chi organizza il corso ne da l’opportunità, conviene poi tornare a frequentarlo di nuovo ogni tanto: serve a tenere “fresche” le conoscenze apprese.
Ripetere il corso, non solo da modo di avere più chiaro quanto appreso, ma soprattutto consente di stare in un ambiente in cui quel “linguaggio” viene “parlato”.
E’ più o meno come quando si va un po’ di tempo in un paese straniero: anche se si impara bene la lingua, se non ci si ritorna, la si dimentica.
Spesso questi corsi sono ogranizzati in un weekend intentivo.
Il seminario intensivo e in gruppo infine si é dimostrato il modo più efficace per acquisire queste conoscenze perché lascia una forte impressione emotiva che facilità la memorizzazione e la comprensione di ciò che viene insegnato.
Naturalmente, dopo due giorni di lezione non ci si deve aspettare di diventare super-esperti di comunicazione non verbale.
Tuttavia, nel seminario vengono fornite tutte le conoscenze e gli strumenti per acquisire la capacità di leggere nel corpo dell’altro in modo accurato emozioni, sentimenti, intenzioni, esitazioni, ecc.
Questa abilità naturalmente va coltivata con l’allenamento; altrimenti, come per tutti gli apprendimenti, nel corso del tempo va persa. A differenza di quanto può dare la lettura di un libro sul tema, nel corso viene insegnato a leggere correttamente i segnali non verbali; il che non significa semplicemente acquisire un vocabolario di gesti involontari (cosa che comunque avviene), ma soprattutto rendersi conto che il segnale del corpo (che può essere a volte davvero sottile, come una compressione delle labbra o una deglutizione) é un elemento di un circuito più complesso che prende origine da uno stimolo e assume valore in un preciso contesto (gli altri segnali del corpo, la relazione tra chi interagisce, il ruolo di chi parla, ecc.).
Inoltre, nel corso del seminario, prendendo spunto dai segnali involontari dei partecipanti il docente ha modo di dimostrare come concretamente si interpretano i segnali non verbali: questo da luogo ad un apprendimento detto per assimiliazione inconscia o esposizione:
in sostanza, osservando qualcuno che fa bene questo lavoro si intuiscono e si fanno propri i processi mentali che quest’ultimo utilizza.
Come e cosa si “legge” in chi si presenta ad un colloquio di lavoro?
Risposta: Un lato che emerge in maniera vistosa in un colloquio di questo tipo é
l’inclinazione all’ansia. Certo tutti quando affrontiamo una prova proviamo un po’ d’apprensione, ma chi é ansioso di indole o teme il giudizio degli altri, in quei momenti suda (nei palmi delle mani soprattutto), si muove nervosamente sulla sedia, ha difficoltà ha tenere lo sguardo dell’interlocutore…
Un’indagine che ha simulato un colloquio di lavoro ha dimostrato che anche il modo di toccare se stessi indica un’agitazione eccessiva. Chi é ansioso tende a stropicciarci in modo insistito la pelle, specie del volto.
Senza essere coscienti dell’influenza di questo segnale, i selezionatori dello studio scartavano o giudicavano poco affidabile chi mostrava questo comportamento.
Anche la voce può tradire questo stato d’animo; diventa infatti più stridula e soffocata.
Il timbro e il volume della voce possono essere un parametro importante da cercare quando l’azienda sceglie un nuovo direttore o un capo area: chi é leader naturale, o chi è ambizioso, ha un tono più pieno, sonoro e nel parlare esibisce qualche decibel sopra la media. Anche il modo di guardare mentre si parla delle proprie esperienze o della propria preparazione conta parecchio: le persone più competenti e sicure di sé guardano spesso l’altro negli occhi mentre parlano.
Una qualità che viene generalmente apprezzata, soprattutto se si tratta di lavorare a stretto contatto con il pubblico, é l’estroversione. Questa disposizione del carattere si traduce in tratti rilassati del volto e della postura; da una facilità al sorriso e da gesticolazioni frequenti ed espressive.
La comunicazione non verbale vale in ogni parte del mondo o é condizionato dalla cultura?
Risposta: esiste una comunicazione non verbale detta analogica che é comune a tutti i passarsi la lingua sulle labbra è dappertutto un segno di gradimento; sfregarsi il naso é invece un segno di stizza dovunque.
Anche le espressioni facciali che segnalano paura, gioia, tristezza, ecc. sembra abbiano una base biologica e quindi non siano apprese.
Naturalmente, parte del linguaggio del corpo è anche legato alla cultura; questo vale in particolare per i gesti e, altrettanto naturalmente, può portare a spiacevoli equivoci: ad esempio, il fare il gesto di unire pollice e indice nel segno dell’Ok a Malta potrebbe generare a conseguenze imprevedibili: il suo significato lì infatti è “sei omosessuale”!
C’é il rischio di perdere la spontaneità conoscendo i linguaggio del corpo?
Risposta: sostanzialmente, no; rimaniamo comunque noi stessi; semmai, conoscere i segnali del corpo, ci rende più liberi di comportarci in modo naturale; conoscendo già il signficato di certi segnali, non dobbiamo scervellarci per interpretarli e possiamo sentirci . Certo, all’inizio, finché non si prende la mano con l’interpretazione dei comportamenti non verbali, possiamo essere meno fluidi; ma é tutto un fatto di esercizio; é un po’ come imparare una lingua straniera: all’inizio, dobbiamo cercare i termini e i modi per esprimerci; ma se ci alleniamo, impariamo a parlarla in modo scorrevole.
Va tenuto presente, inoltre, che il linguaggio non verbale fa parte di noi: é la cultura che ce lo fa dimenticare; riappropriarsi della capacità di “capirlo e parlarlo” significa recuperare qualcosa che abbiamo semplicemente dimenticato.