Questa indagine condotta da un team guidato dalla ricercatrice Beatrice de Gelder della Harvard medica School di Boston ha dimostrato che esiste un’area del cervello che si allerta prontamente quando qualcosa ci “puzza” negli atteggiamenti corporei degli altri.
Che sia possibile un “contagio emozionale” guardando dei volti è risaputo dalla scienza ed è sperimentato anche dall’uomo comune che si commuove vedendo una persona che piange.
Che lo stessa reazione avvenga osservando la postura e il movimento però non era fin ora mai stato provato.
La pulce nell’orecchio è stata messa ai ricercatori dalla constatazione che alcuni studi sul funzionamento cerebrale hanno messo in luce che espressioni facciali e ad atteggiamenti danno luogo a reazioni simili.
La De Gelder e altri ricercatori hanno così voluto investigare in modo definitivo l’ipotesi che anche le posizioni di corpo possano far scatenare delle reazioni emotive registrabili nel sistema nervoso centrale.
Hanno quindi messo a punto un esperimento che consisteva nel mostrare ad un campione di partecipanti due tipi di foto: il primo era costituto da individui in pose legate alla paura (come tenere le spalle sollevate e incurvate o portare le braccia davanti al tronco) e alla gioia (sollevare le braccia o tenere posture aperte); il secondo era invece un gruppo di immagini di posture significative, ma dal valore emotivo neutro.
Per fare in modo che la percezione della faccia non interferisse con i risultati, i volti erano stati coperti con un macchia a forma circolare.
As esaminare queste diapositive erano 7 soggetti che erano stati istruiti a guardare passivamente lo schermo.
Mentre questo avveniva, la loro attività cerebrale veniva monitorata con uno strumento per la visualizzazione del cervello noto come FMRI (Risonanza magnetica funzionale).
L’esito principale di questa analisi è stato che quando i soggetti vedevano delle posture connesse con la paura, si rilevava una considerevole attività nelle aree del cervello che elaborano le reazioni emotive.
Inoltre, sempre in risposta a questi stimoli, venivano “accese” anche le regioni del movimento, come a preparare l’organismo all’azione.
Tutto questo non accadeva invece con le posture legate alla gioia; quando i volontari assistevano a scene di questo genere, si registrava un aumento dell’attività cerebrale solo a livello del lato destro e sinistro della corteccia visiva; in parole povere, l’immagine destava attenzione, ma tutto lì.
In definitiva, i ricercatori hanno scoperto il meccanismo neurologico che sottostà alla “diffusione del panico”: se vediamo qualcuno che sembra proteggersi da una minaccia, il nostro cervello “registra” il pericolo e ci spinge a difenderci o a ripararci.
Naturalmente, la ragione poi ci fa riflettere se la reazione è adeguata o se è il caso di soffocarla; tuttavia, il primo impulso parte in automatico.
* Lo studio citato é: Beatrice de Gelder, Josh Snyder, Doug Greve,*George Gerard, and Nouchine Hadjikhani: Fear fosters flight: A mechanism for fear contagion when perceiving emotion expressed by a whole body; Proc Natl Acad Sci U S A. 2004 November 23; 101(47): 16701–16706.
Per approfondire l’argomento:
Marco Pacori: I Segreti del Linguaggio del Corpo ed. Sperling&Kupfer, ottobre 2010 |
Marco Pacori: Il Linguaggio del Corpo in Amore ed.Sperling&Kupfer, ottobre 2011 |
Marco Pacori: Il linguaggio segreto della Menzogna ed.Sperling&Kupfer, ottobre 2012 |