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La regressione d’età è una delle applicazioni più affascinanti e controverse dell’ipnosi.
Tecnicamente, si tratta di un procedimento in cui la persona viene riportata ad un’età precedente, generalmente l’infanzia.

L’impiego di questa tecnica può risultare utile in ambito terapeutico: ad esempio, da modo di capire l’origine di una fobia e può aiutare a risolverla oppure é valida nel cercare i ricordi sepolti un abuso sessuale o di un trauma psicologico per poi “disinnescare” l’evento.

La ricerca in questo settore suggerisce che una regressione genuina deve contemplare tre fattori: innanzitutto, comporta una scomparsa di tutti i ricordi acquisiti dopo l’età a cui si viene fatti regredire: in altre parole, questo significa che se uno portato all’età di cinque anni non deve più essere in grado di leggere, né scrivere; inoltre,nel parlare, ci si aspetta che usi un vocabolario ristretto e una grammatica rudimentale.

La seconda caratteristica di questa condizione è il fatto che la mente ritorni a modalità di pensiero o emotive infantili.

La terza proprietà è che certi ricordi dell’infanzia, inaccessibili alla memoria, possano essere recuperati: ad esempio, i nomi dei compagni di classe dell’asilo o cosa è successo un particolare anno a Pasqua.
Al riguardo vale la pena di menzionare un’indagine di Erika Fromm condotta con un uomo nato in America, ma da genitori emigrati dal Giappone.
L’individuo in questione, in stato cosciente, non conosceva una parola di giapponese; eppure, una volta messo in ipnosi e fatto regredire d’età, era in grado di parlare in modo fluente in quella lingua, come poi era stato confermato da un nativo nipponico che aveva ascoltato la registrazione della sessione di ipnosi.

In una vera regressione d’età, secondo lo psicologo Roger Page cambia anche il modo di ragionare: in un suo esperimento ad esempio, ha provato che il ragionamento morale di soggetti ipnotizzati e fatti regredire alle età di 15, 12, 9 e sei anni rifletteva in effetti il tipo di maturità tipico di quei periodi della vita

La presenza di questi criteri però non ci da tuttavia la certezza che la regressione sia reale, almeno secondo Theodore Barber, uno dei più eminenti studiosi dell’ipnosi.

Anche le prove fisiologiche e psicologiche che sembrerebbero avvalorare l’esistenza della regressione d’età sono, secondo il ricercatore, frutto di una sorta di gioco di ruolo: in sostanza, il soggetto continuerebbe a funzionare da adulto, ma agirebbe da bambino.
Una dei segni che la regressione sia effettiva é stato indicato come il riflesso di Babinski: questa reazione porta i bambini di età inferiore ai cinque mesi a sollevare l’alluce quando ricevono una stimolazione sotto la pianta del piede; dopo questo periodo invece l’alluce si curva verso il basso.

E’ stato osservato che in soggetti fatti regredire all’età di cinque mesi era presente il riflesso di Babinski.
Secondo, Barber però questa non é una prova conclusiva: commenta, infatti, che uno adulto, volendo può ruotare l’alluce in su e che la vera risposta non é solo questa reazione, ma sopratutto una ritrazione del piede che invece non é mai stata osservata in soggetti ipnotizzati; inoltre, lo stesso segno lo si può osservare in individui addormentati o in condizioni di profondo rilassamento.

Altri studiosi hanno utilizzato una diversa misura per convalidare la veridicità di una regressione ipnotica: il ricordare il giorno della settimana di un particolare compleanno o di uno specifico Natale: anche qui si sono avuti dei riscontri positivi; tuttavia, critica sempre Barber, un bambino di 5 o 7 anni solitamente non distingue i giorni della settimana, per cui il risultato va attribuito ad una qualche forma di ragionamento adulto.
Una prova più convincente é stata fornita dagli psicologi Neil Walker, James Garrett e Benjamin Wallace.
Questi ultimi hanno inteso verificare se attraverso la regressione d’età fosse possibile fare recuperare una facoltà che é presente solo nel bambino mentre scompare nell’adulto: la capacità di crearsi immagini eidetiche, cioè di visualizzare delle scene come se fossero fotografie.

Non tutti i bambini possiedono questa abilità, ma in un percentuale tra l’8 e il 20% sì.
Per accertarlo hanno ipnotizzato un gruppo studenti cui sono state suggestioni perché tornassero ad una fase molto precoce dello sviluppo.
L’esito dello studio ha dimostrato che 2 soggetti su 20 si erano dimostrati in grado di farlo; per contro nessuno da adulto o semplicemente ipnotizzato e non fatto regredire ne era capace.

In conclusione, é un vero e proprio salto nel passato o una messinscena?
Difficile a dirsi: resta comunque una straordinaria dimostrazione di come l’ipnosi possa modificare i processi del pensiero.

Per approfondire l’argomento:

* Corso di Ipnosi non verbale, Padova, 23-24 febbraio 2013

Marco Pacori: L’Ipnosi non Verbale
ed. Goliardiche,
settembre 2009

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