Perché lo faccio? La tua vera natura in 7 comportamenti

Perché lo faccio? La tua vera natura in 7 comportamenti
Testo di Chiara Libero, Starbene ottobre 2009, pagg. 30-34

Se ogni nostro gesto, atteggiamento, convinzione fosse dettato dalla razionalità e fosse frutto di un attento esame della situazione, forse la vita sarebbe più semplice, ma infinitamente più noiosa. Per fortuna, invece, siamo una specie portata alla fantasia e contraria alla staticità. Nella mostra dedicata a Charles Darwin (dall’8 ottobre è a Padova, info www.musei.unipd.it), si è visto come nulla di quel che conosciamo sia “nato” così, ma si sia evoluto nel tempo. «Allo stesso modo, molti comportamenti, caratteristiche, abitudini hanno origini lontane, che affondano nella necessità di adattarci all’ambiente, di trasmettere alla prole i tratti più vantaggiosi per la sopravvivenza della specie», osserva Grazia Attili, professore ordinario di Psicologia sociale all’Università di Roma La Sapienza. Le spiegazioni di carattere evoluzionistico, poi, si mescolano a quelle sociologiche, psicologiche e persino biologiche. Il risultato? Per esempio, preferiamo le forme armoniose e ben proporzionate (per intenderci, è l’uomo disegnato da Leonardo da Vinci, che risponde a criteri ben precisi), perché in natura sono tipiche delle creature perfettamente sane, ma anche perché il nostro cervello le trova più “facili” da elaborare e perché sono quelle più universalmente apprezzate. «Noi siamo una miscela di tutte queste influenze e non è detto che una sia più importante delle altre», interviene Marco Pacori, psicoterapeuta esperto in comunicazione non verbale. E il nostro corpo risponde a tutti questi stimoli con comportamenti che a volte ci lasciano perplessi, o incuriositi. Come quelli di cui parliamo in queste pagine, con i commenti e i consigli dei nostri esperti.

Per noi sono semplicemente gestì quotidiani per la scienza sono misteri da studiare e finalmente, svelare. Arrivano da lontano sono frutto di una lunga evoluzione, ma ci possono insegnare qualcosa, su quel che siamo oggi. E su come vivere meglio domani.

1. Perché… ti affidi alla scaramanzia?
La maggior parte di noi crede in qualcosa che non è dimostrabile a livello razionale: può essere il potere di un cornetto di corallo o la protezione di un santo. La fiducia nell’ultraterreno permette di prendere in considerazione ipotesi diverse da quelle più evidenti; promuove la coesione di gruppo (se tutti hanno la stessa credenza, faranno fronte comune); regala l’illusione di avere un certo controllo sulla propria vita. A questo proposito, uno studio ha rilevato che chi vive in aree molto pericolose è più portato a far conto su un amuleto. E ci sono ben pochi atei su un aereo che sta precipitando!
«Fare gli scongiuri, credere nel soprannaturale ti permette di gestire le ansie», osserva Fabio Vicinelli, psicosomatista. «La ritualità evita le sorprese: se facciamo tutto secondo le regole (che noi stessi ci siamo dati) le cose andranno bene. L’importante è fare in modo che questi gesti ci portino ad agire, non a bloccarci. Se la scaramanzia, la superstizione o una religiosità maniacale limitano la tua libertà, non ti sentirai sostenuta e sicura, ma sempre più debole e incerta».

2. Perché… resti sempre un po’ bambina?
Ormai siamo ragazzee fino agli …anta: un’esigenza sociale (i giovani piacciono), che ha un suo riflesso anche nella lunghezza della nostra adolescenza. Nessuna altra specie ha un periodo di passaggio tra infanzia e maturità così esteso: dal punto di vista evolutivo ci serve per imparare a usare meglio il cervello, sviluppando tutte le sue potenzialità, sostiene l’antropologo David Bainbridge. Uno studio della Loughborough University (Gran Bretagna) ha dimostrato poi che questo periodo serve alle ragazze per entrare nel network delle donne più mature, e farsene delle alleate.
«Restare un po’ bambini è un ottimo sistema per mantenere la capacità dì guardare la vita con occhi diversi, dì sviluppare la creatività e la fantasia», sostiene Pacori. «Ha senso però se è una vera apertura mentale, e non se ci si limita a imitare lo stile d’abbigliamento e di comportamento dei giovani, senza sposarne lo spirito». Un buon sistema per restare “ragazze dentro”? Frequentare persone diverse, che offrano prospettive differenti sulla vita.

3. Perché… diventi rossa?
Possiamo elaborare mille espedienti per ingannare e manipolare gli altri, ma quando arrossiamo manifestiamo immediatamente uno stato d’animo alterato: se siamo in imbarazzo, ci vergogniamo, diciamo una bugia «Ma tieni presente che si può arrossire anche per la felicità», aggiunge Pacori. Invece di avvampare, però, diventi più “luminosa”.
«Quando ti senti arrossire, fai degli esercizi di respirazione e di rilassamento, cercando di riprendere il controllo», consiglia l’esperto. Ma non fartene un cruccio: tieni presente che, secondo una ricerca effettuata all’università della California a San Diego, una donna che diventa rossa è considerata più affidabile e “onesta” di una supercontrollata, che non manifesta mai le sue emozioni.

4. Perché… sogni?
Le storie che vivi mentre dormi hanno lo scopo di stemperare i sentimenti, specie se negativi o aggressivi. Si pensava che arrivassero solo nella fase REM del sonno (rapid-eye-movement), ma all’università di Boston hanno scoperto che si verificano anche in fase non-REM. In questo caso, di solito ci aiutano a sviluppare la nostra capacità di entrare in rapporto con gli altri.
Non possiamo distinguere tra sogni REM e non-REM, ma persino le storie notturne più “strane” e paurose hanno un senso. «Sono elaborazioni di ciò che ti accade durante il giorno, quindi ti aiutano a capire quali sono gli aspetti della tua vita che in questo periodo devi analizzare, rivedere, risolvere», suggerisce la psicoterapeuta Maria Sacca. «Tieni anche presente che quando racconti (o trascrivi) un sogno, operi sempre una traduzione, dal mondo onirico, notturno, simbolico, a quello reale. E che soltanto tu hai in mano la “chiave” per capire davvero qual è il suo vero messaggio».

5. Perché… ti piacciono le cose belle?
Il mondo andrebbe avanti anche senza la pittura o la musica. Ma le persone creative hanno più successo perché riescono a comunicare meglio. «Infatti nella prima metà del ciclo, la più fertile, siamo più sensibili al fascino di chi ha un talento artistico, dote che potrebbe passare all’eventuale prole», sottolinea Affili. «In tutte le culture, il gesto, che crea l’arte, è arrivato prima della parola», interviene Fabio Vicinelli. «Ecco perché è importante nella vita sociale».
Non siamo tutti artisti, ma tutti abbiamo qualcosa da esprimere. «Per affinare il tuo senso estetico frequenta mostre, ascolta musica, vai a teatro. Ma se crei, è come se tu salissi un gradino nella conoscenza di te stessa», continua Vicinelli. «Dando una forma a quello che hai dentro, è come se tu mettessi ordine nel caos delle tue emozioni: ci vedrai più chiaro». E magari scoprirai di avere un talento che non sospettavi.

Perché… ridi?
Forse non sai che la risata è un’evoluzione di un atteggiamento aggressivo: mostrare i denti all’avversario. «Con il tempo questo gesto, che ritroviamo ancora in altre specie animali, si è trasformato in un’espressione che invece ci aiuta a contenere i sentimenti di inimicizia», rivela Grazia Affili. «Inoltre, quando un gruppo ride per le stesse cose, si crea un’unione forte, che fa abbassare la guardia», aggiunge Pacori. C’è da aggiungere che, anche se troviamo divertenti Luciana Littizzetto o Geppi Cucciari, esiste un legame tra senso dell’umorismo e testosterone: gli uomini considerano una donna che fa ridere più un’amica che una potenziale amante, mentre un maschio spiritoso è visto dalle donne come un buon compagno, perché più abile nelle relazioni sociali.
Tu, però, non rinunciare mai a una bella risata, che libera le endorfine, scarica la tensione, fa superare i momenti difficili. Ma cerca sempre di condividere il tuo momento d’allegria: il segreto sta nel ridere “con” gli altri, non “degli” altri.

Perché… ami baciare il tuo lui?
Per quasi tutte noi unire le labbra a quelle del partner è un gesto altamente simbolico (“sigilla” l’amore), ma anche estremamente appagante. «Secondo gli evoluzionisti, deriva dall’abitudine a passare il cibo premasticato dalla bocca della mamma a quella dei figli nella fase di svezzamento», spiega Grazia Affili. «È anche collegato alla nostra prima sensazione di piacere: quella che proviamo succhiando il latte dal seno della mamma». Gli scienziati poi ipotizzano che baciarsi sia un ottimo modo per stabilire, a livello inconscio, la compatibilità biologica con il partner: in altri termini, se non ti piace baciarlo, lascia perdere, probabilmente non fa per te.
Le labbra sono ultrasensibili e collegate direttamente con i centri cerebrali del piacere. Inoltre è stato dimostrato che baciare riduce i livelli di cortisolo (ormone dello stress) e aumenta quelli di ossitocina, l’ormone che, tra le altre cose, ci aiuta a “legarci” a chi ci sta vicino. »Puoi anche restare per qualche tempo senza fare