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Il nostro volto é una macchina estremamente sofisticata e complessa che ha come funzione primaria quella di comunicare delle emozioni.
Il primo studioso che ha posto l’accento sul valore emotivo delle espressioni facciali è stato Charles Darwin, l’ideatore della teoria dell’evoluzione.
Questo biologo sosteneva che molte delle espressioni facciali, delle emozioni, fossero state selezionate per ragioni di adattamento all’ambiente cioè servissero a comunicare qualcosa – lo stato interno di una persona che, senza bisogno di parole, trasmette agli altri come si sente in quel momento: triste, felice, timoroso e via dicendo -: tutto ciò ha un valore sul piano personale e sociale; ad esempio la paura è un’emozione che segnala in genere un pericolo, e quindi è utile comunicarla ad altri membri della stessa specie.
In tempi attuali, le osservazioni di Darwin sono state approfondite e sviluppate dallo psicologo americano Paul Ekman.
Ekman ha esaminato migliaia di espressioni facciali e ha elaborato un modello scientifico per la loro interpretazione.
Gli atteggiamenti del volto osservati da questo ricercatore anche all’interno di culture molto diverse. Per esempio anche in un gruppo della Nuova Guinea, di cultura primitiva, le espressioni facciali che gli individui esibiscono quando provano un’emozione sono identiche a quelle mostrate da chi vive nel mondo occidentale.
Si è così appurato che la mimica di rabbia, disgusto, felicità, tristezza, paura e sorpresa sono uguali dappertutto.
Probabilmente, puntualizza Ekman, si tratta di comportamenti che hanno radici biologiche e che quindi non hanno bisogno di essere appresi per manifestarsi.
Grazie agli studi sulle espressioni facciali è stato possibile arrivare ad una descrizione particolareggiata di questa mimica, accorgendoci che può essere estremamente complessa e raffinata; alle volte, nel giro di pochi secondi, possono “affacciarsi” sul volto delle “pose” di cui, normalmente, ci si accorge a malapena dato che sono estremamente brevi.
In altri casi, le emozioni possono dare luogo a delle espressioni soffocate; in cui, l’atteggiamento della faccia viene inibito e quindi si osserva solo un “brandello” della mimica.
Le espressioni del volto sono spesso complesse e ambigue; questo accade soprattutto perché provengono da un sistema duplice, volontario e involontario, capace di mentire e di dire la verità; a volte, contemporaneamente.
Le espressioni vere, sentite, attivano il movimento spontaneo di alcune regioni muscolari del volto; è possibile simularle, ma in modo, in genere, non convincente.
Quelle false invece sono intenzionali e comportano l’innesco volontario di una “maschera”: servono, in questo caso, a nascondere ciò che si prova veramente o a mostrare qualcosa che non si sente.
In linea di massima, è più facile fingere emozioni positive che negative: la maggior parte delle persone trova infatti molto complicato imparare a muovere volontariamente i muscoli che sono necessari per fingere realisticamente dolore e paura; mentre é più facile assumere l’atteggiamento della rabbia e del disgusto.
Nel suo libro, I Volti della Menzogna, Ekman elenca almeno tre chiavi di lettura per stabilire che un’espressione non sia genuina e sincera: asimmetria dell’espressione nei due lati del volto, scelta sbagliata dei tempi di innesco e “disinnesco” della mimica facciale, errata collocazione dell’espressione nell’interazione

– Asimmetria: in una espressione facciale asimmetrica, le stesse azioni compaiono identiche nelle due metà del viso, ma sono più intense su un lato rispetto all’altro.
Una spiegazione di questo fatto risiederebbe nel fatto che l’emisfero cerebrale destro sia più specializzato del sinistro nell’elaborazione delle emozioni: dato che l’emisfero destro controlla gran parte dei muscoli della metà sinistra del viso e il sinistro quelli della metà destra, le emozioni osservano con maggiore intensità sulla parte “mancina” del volto.
Se al contrario, è il lato destro a mostrare un certo atteggiamento in modo più marcato, possiamo presumere che l’emozione non sia sentita davvero.
– Tempo:. Le espressioni “tirate” (che durano, cioè più di 10 secondi) sono probabilmente false: la mimica che esprime emozioni autentiche non resta sul viso più di qualche secondo. Se la sorpresa è genuina, poi, tutti i tempi, di attacco e di stacco, sono brevissimi: in genere si tratta di qualche secondo.
– Collocazione nel discorso: Se qualcuno finge di arrabbiarsi e dice ad esempio “ti metterei le mani addosso”; per accertare che la minaccia sia vera, dobbiamo fare attenzione alla mimica : se i segni di collera nell’espressione facciale vengono dopo le parole, la persona non è poi così adirata come vorrebbe far credere.
Come regola, vale l’assunto che le espressioni del viso non sincronizzate coi movimenti del corpo costituiscono probabili indizi di falso.

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