Sul proprio sito la rivista ha pubblicato anche un video a suffragio della tesi, in cui vari connazionali, intervistati, commentano laconici: “E’ che bisogna gesticolare. Certe cose non si possono dire…”.
E gli americani, per farsi guidare nella selva dei gesti, interpellano una docente di Psicologia all’università di Roma Tre, Isabella Poggi, che ne ha identificati 250, utilizzati quotidianamente. “Ci sono movimenti che esprimono minaccia, o un augurio, disperazione, vergogna o orgoglio“, spiega. L’unica cosa che differenzia i gesti dal linguaggio scritto è che vengono usati individualmente e mancano di una sintassi completa, è il suo commento.
Il quotidiano americano si diverte, poi, a fare una carrellata delle mani dei nostri politici. Da Nichi Vendola al gestaccio di Umberto Bossi, passando per le mani giunte di Giulio Andreotti e “il noto gesticolatore” Silvio Berlusconi.
La tendenza a gesticolare sembra arrivare da lontano. Secondo una teoria dell’editore della rivista ‘The Gesture’, Adam Kendon, il linguaggio gestuale discenderebbe dalla competizione che si creava, nell’antichità, nelle città sovrappopolate. “Per attirare l’attenzione, le persone gesticolavano e usavano tutto il loro corpo“, commenta Poggi spiegando questa teoria.
Dall’antichità ad oggi, la tendenza si è preservata. Tant’è che i cronisti newyorchesi si divertono per le strade della Capitale a intervistare tassisti, pizzaioli, anziani e ragazzi. “Non tutto si può dire. Ma per far capire quello che si pensa ci si aiuta con i gesti perché a volte non è opportuno dire certe cose“.
* l’articolo é stato pubblicato in origine su “Agenzia Dire.it.